Nei luoghi di santa Marguerite Bays

Pellegrinaggio n. 33

Marguerite Bays è una santa “nostra”, perché è svizzera ma soprattutto perché è donna della quotidianità. Benché sia vissuta in un altro tempo, riusciamo a immedesimaci in lei e a leggere le contingenze che ha dovuto affrontare come se fossero un poco nostre. In questo pellegrinaggio ci vestiremo da Magi e seguiremo la luce che ci accompagnerà lungo le sue terre e le sue vicende.

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PRIMO GIORNO: LULLY – ESTAVAYER-LE-LAC – LUCENS

(Km: 17. Dislivello: 200 m)

Si parte da Lully, dove c’è una chiesa che si appoggia sulla storia: il primo edificio sacro qui realizzato risale infatti alle origini del cristianesimo in Svizzera. Il suo campanile sta oggi come freccia che trafigge il cielo. L’interno è illuminato da una vetrata: vi si riconosce Lazzaro che brilla della luce della Resurrezione e inonda con questa lo spazio di tutta la chiesa.

Estavayer-le-Lac, città racchiusa dalle mura medievali, è tutta da scoprire. C’è un atmosfera antica, un convento di domenicane, il mercato per i prodotti della campagna circostante, il lago, il museo delle rane impagliate, il castello di Chenaux. La cittadina è conosciuta anche per i presepi che la illuminano nel tempo di Natale.

È bella la chiesa di Notre-Dame a Granges-près-Marnand. Siamo passati nel Canton Vaud (qui è tutto un dentro e fuori tra cantoni) e questa chiesa evangelica dedicata alla Madonna mantiene la sua anima gotica. Quello che attira la nostra attenzione è però una vetrata moderna che ingloba un frammento quattrocentesco con il volto di Gesù. L’immagine sta a ricordarci che Cristo è la luce!

Dalla pianura della Broye si sale sulla roccia (Sur…pierre), dove la chiesa di Notre-Dame-des-Champs brilla come luce in mezzo ai campi. È costruzione armoniosa, delicata, custodita da due possenti tigli. All’interno il Bambino Gesù, in braccio alla Madonna, tiene in mano un globo. Ci piace immaginare che non sia una palla di cannone, come qualcuno afferma, ma piuttosto una sfera per giocare alle bocce…

Beh, è facile agganciare Lucens alla luce: basta prendere le prime quattro lettere del nome. Lei stessa si presenta come “città della luce” e nella sua bandiera campeggia un sole raggiante. Anche questa cittadina è dominata da un castello e i turisti possono visitare il museo di Sherlock Holmes o prendere la bicicletta e tuffarsi nella campagna vallonata, vasta, verde e vigorosa.

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SECONDO GIORNO: LOVATENS – SIVIRIEZ – ROMONT

(Km: 15. Dislivello: 200 m)

Si parte da Lovatens e su e giù per campi e boschi si raggiunge Siviriez, nell’ampia valle della Glâne. In questa giornata faremo luce sulla vicenda terrena di santa Margherita Bays e proprio nella chiesa del villaggio, dove lei partecipava alla messa quotidiana, sono conservate le sue spoglie. Nell’abside di questo grande edificio cinque vetrate, quasi fossero missili, sono pronte a portare in cielo la Parola.

Eccoci a La Pierra, nella casa di Margherita: qui trascorreva le giornate occupandosi della casa, lavorando come sarta e pregando. Un piccolo mondo antico nella campagna friborghese. Santa Margherita ci testimonia la potenza della fede: affrontò con amore le tribolazioni della vita, sopportò con pazienza il dolore fisico, sempre guardando alla luce di Cristo, che risplende anche nei momenti più bui.

Notre-Dame du Bois: un altro santuario dedicato alla Madonna. Meta privilegiata di Margherita che qui veniva a pregare Maria, stella del mattino, e a portare i bambini del suo villaggio. Yoki, un artista locale, ha realizzato le quattro vetrate della piccola aula e il rosone in modo da trasformare, secondo il suo dire, la luce naturale in luce spirituale.

Ad Arruffens sta un’altra cappella di questa terra disseminata di punti luce religiosi. È dedicata a sant’Anna ma funge anche da “santuario del risveglio”, testimonianza di pietà cristiana. Qui infatti venivano portati i bambini morti prima del battesimo perché potessero ritornare alla luce un brevissimo istante, così da ricevere il sacramento che li porterà in Paradiso.

Romont sorge su una collina che domina la campagna circostante. Questa cittadina parla di Medioevo per il castello, le fortificazioni e l’impianto di strade; dice di militari per le caserme che la circondano; brilla di luce per le vetrate del museo; racconta di tradizioni per la processione del Venerdì santo, con le sue “pleureuses”. Insomma: ci racconta la storia.

È la terza volta che, nei nostri pellegrinaggi, sostiamo nella chiesa del monastero della Fille-Dieu di Romont e sempre quello che colpisce è la luce. La prima volta, nel lontano 1989, l’abbiamo vista al mattino, quando il sole sorto da oriente pitturava di ocra le pareti dell’essenziale chiesa cistercense.

Poi, nel 2014, la sorpresa, con le nuove vetrate che hanno vestito la chiesa di luce colorata. Attraversarla è come fare un pellegrinaggio: si parte dalla navata, dove abitano i colori della campagna che sta fuori e si cammina verso l’abside, dove si resta avviluppati da un blu che porta in cielo, quasi a raggiungere la vera Luce.

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