Contemplare il mistero dell’Eucaristia con Niklaus Wolf

Pellegrinaggio n. 34
Torniamo nelle terre della campagna lucernese, dove nel 1756 nacque questo Venerabile Servo di Dio, e lasciamoci guidare da lui per contemplare il mistero dell’Eucaristia: il corpo e il sangue di Gesù offerti come sacrificio per la salvezza degli uomini.
PRIMO GIORNO: NEUENKIRCH – BUTTISHOLZ – ETTISWIL
(Km: 19. Dislivello: 250 m)
Partenza da Neuenkirch, dove ci rechiamo nella cripta della parrocchiale di sant’Ulrico per sostare sulla tomba di Niklaus Wolf, laico che servì la Chiesa educando i suoi figli, operando da politico, lavorando la terra, guarendo gli ammalati e consacrandosi alla preghiera. Qui scopriamo la corona brigidina, con le sei decine, che lo guidava nella recita del rosario.

Proprio sul confine tra Nottwil e Ruswil, all’ombra di due secolari e possenti tigli, sta la cappella della Madonna del Flusso. Già che siamo in tema di guarigioni è bello ricordare che il termine tedesco Fluss fa riferimento al “flusso dentale” causato dai denti in putrefazione. Qui si veniva a cercare sollievo affidandosi alla Madonna e su alcuni dei banchi più antichi si vedono ancora le morsicature degli sventurati.

A Buttisholz c’è l’imponente chiesa, anch’essa vasta come molte parrocchiali dei borghi della campagna lucernese. È in stile tardobarocco, ampliata nel 1914 dall’architetto Adolf Gaudi, da non confondere con l’altro architetto Gaudì con l’accento sulla i, che quello ha realizzato opere di ben altro spessore artistico.

Eccoci ad Oberroth, davanti alla cappella dei santi Gallo e Otmar, dove in tempo pasquale viene piantato l’albero che commemora l’ingresso di Gesù a Gerusalemme per la Domenica delle Palme. Ogni “albero” è decorato con piante sempreverdi come l’agrifoglio, l’abete o il ginepro. Gli anelli rappresentano l’eternità e la comunione tra le persone. Le mele simboleggiano la perdita del paradiso, ma significano anche una nuova vita.

E qui magari – previa una deviazione dell’itinerario – si potrebbe approfittare, prima di giungere ad Ettiswil, per una visita al castello Wyher, circondato dall’acqua.

Ettiswil, appunto. Portiamoci prima nella parrocchiale, anche questa costruzione imponente, di impianto settecentesco. Ci piace però segnalare l’attigua cappella mortuaria dell’Addolorata, sul soffitto ligneo della quale stanno 26 tavole raffiguranti la caducità della vita, con cartiglio esplicativo in latino.

Poco più in là c’è il santuario del Santissimo Sacramento, unico edificio religioso dedicato a un miracolo eucaristico in Svizzera. Nel 1447 l’ostia fu rubata dalla chiesa e ritrovata poco lontano, in mezzo alle ortiche, dove sembrava un fiore splendente. La costruzione del santuario avvenne in seguito alla vicenda miracolosa, che è anche raccontata sui 18 riquadri che si trovano sopra l’altare.

SECONDO GIORNO: WILLISAU – ALTBÜRON – SANKT URBAN
(Km: 17. Dislivello: 250 m)
Se a Ettiswil si fa memoria dell’eucaristia con l’Ostia, corpo di Cristo, a Willisau questo sacramento viene commemorato dal sangue che Nostro Signore versò per noi. Siamo nel 1392 e in seguito alla bestemmia di un giocatore, dal cielo cadono cinque gocce di sangue che il parroco ritaglierà e riporterà nella pisside. Su luogo del miracolo verrà eretta la cappella, poi santuario, del Santissimo Sangue, con la splendida storia della salvezza in immagini che decora il soffitto ligneo.

La minuscola cappella sul Bodenberg, la collina pianeggiante, è dedicata a sant’Apollonia, anch’essa invocata per calmare il mal di denti. I Lucernesi della campagna devono essere particolarmente soggetti a questo acciacco… Poco più avanti, a Grossdietwil, ecco una riproduzione della grotta di Lourdes.

Ad Altbüron la cappella-santuario, dalle dimensioni di una chiesa, dedicata a sant’Antonio di Padova si appoggia su una collina ed è visibile da ogni dove. La sua storia si incrocia con le lotte tra cattolici e riformati che si svolsero in questa regione. Di pregevole fattura sono gli altari e le statue lignee che qui si trovano.

Il borgo di Altbüron presenta altre due particolarità che meritano d’essere menzionate. Una è il bacino dell’acquedotto, ricavato da una galleria ferroviaria, poi abbandonata, che si iniziò a scavare nell’Ottocento. L’altra sono i prati irrigui ideati dai monaci cistercensi: l’acqua del fiume viene deviata sui campi così da formate dei “tappeti d’acqua” e fertilizzare i campi.

Ecco apparire la grande abbazia cistercense di Sankt Urban, che per lunghi anni ha determinato la storia e la vita di questa regione. I monaci purtroppo sono stati scacciati, restano gli edifici conventuali, trasformati in ospedale, e resta l’imponente chiesa. Da ammirare sono soprattutto la cancellata in ferro battuto del coro, gli stalli dei monaci e l’organo con oltre 2500 canne. È in questa abbazia che Niklaus Wolf nel 1832 abbracciò sorella morte. E così chiudiamo il cerchio.

Nei luoghi di santa Marguerite Bays

Pellegrinaggio n. 33
Marguerite Bays è una santa “nostra”, perché è svizzera ma soprattutto perché è donna della quotidianità. Benché sia vissuta in un altro tempo, riusciamo a immedesimaci in lei e a leggere le contingenze che ha dovuto affrontare come se fossero un poco nostre. In questo pellegrinaggio ci vestiremo da Magi e seguiremo la luce che ci accompagnerà lungo le sue terre e le sue vicende.
PRIMO GIORNO: LULLY – ESTAVAYER-LE-LAC – LUCENS
(Km: 17. Dislivello: 200 m)
Si parte da Lully, dove c’è una chiesa che si appoggia sulla storia: il primo edificio sacro qui realizzato risale infatti alle origini del cristianesimo in Svizzera. Il suo campanile sta oggi come freccia che trafigge il cielo. L’interno è illuminato da una vetrata: vi si riconosce Lazzaro che brilla della luce della Resurrezione e inonda con questa lo spazio di tutta la chiesa.

Estavayer-le-Lac, città racchiusa dalle mura medievali, è tutta da scoprire. C’è un atmosfera antica, un convento di domenicane, il mercato per i prodotti della campagna circostante, il lago, il museo delle rane impagliate, il castello di Chenaux. La cittadina è conosciuta anche per i presepi che la illuminano nel tempo di Natale.

È bella la chiesa di Notre-Dame a Granges-près-Marnand. Siamo passati nel Canton Vaud (qui è tutto un dentro e fuori tra cantoni) e questa chiesa evangelica dedicata alla Madonna mantiene la sua anima gotica. Quello che attira la nostra attenzione è però una vetrata moderna che ingloba un frammento quattrocentesco con il volto di Gesù. L’immagine sta a ricordarci che Cristo è la luce!

Dalla pianura della Broye si sale sulla roccia (Sur…pierre), dove la chiesa di Notre-Dame-des-Champs brilla come luce in mezzo ai campi. È costruzione armoniosa, delicata, custodita da due possenti tigli. All’interno il Bambino Gesù, in braccio alla Madonna, tiene in mano un globo. Ci piace immaginare che non sia una palla di cannone, come qualcuno afferma, ma piuttosto una sfera per giocare alle bocce…

Beh, è facile agganciare Lucens alla luce: basta prendere le prime quattro lettere del nome. Lei stessa si presenta come “città della luce” e nella sua bandiera campeggia un sole raggiante. Anche questa cittadina è dominata da un castello e i turisti possono visitare il museo di Sherlock Holmes o prendere la bicicletta e tuffarsi nella campagna vallonata, vasta, verde e vigorosa.

SECONDO GIORNO: LOVATENS – SIVIRIEZ – ROMONT
(Km: 15. Dislivello: 200 m)
Si parte da Lovatens e su e giù per campi e boschi si raggiunge Siviriez, nell’ampia valle della Glâne. In questa giornata faremo luce sulla vicenda terrena di santa Margherita Bays e proprio nella chiesa del villaggio, dove lei partecipava alla messa quotidiana, sono conservate le sue spoglie. Nell’abside di questo grande edificio cinque vetrate, quasi fossero missili, sono pronte a portare in cielo la Parola.

Eccoci a La Pierra, nella casa di Margherita: qui trascorreva le giornate occupandosi della casa, lavorando come sarta e pregando. Un piccolo mondo antico nella campagna friborghese. Santa Margherita ci testimonia la potenza della fede: affrontò con amore le tribolazioni della vita, sopportò con pazienza il dolore fisico, sempre guardando alla luce di Cristo, che risplende anche nei momenti più bui.

Notre-Dame du Bois: un altro santuario dedicato alla Madonna. Meta privilegiata di Margherita che qui veniva a pregare Maria, stella del mattino, e a portare i bambini del suo villaggio. Yoki, un artista locale, ha realizzato le quattro vetrate della piccola aula e il rosone in modo da trasformare, secondo il suo dire, la luce naturale in luce spirituale.

Ad Arruffens sta un’altra cappella di questa terra disseminata di punti luce religiosi. È dedicata a sant’Anna ma funge anche da “santuario del risveglio”, testimonianza di pietà cristiana. Qui infatti venivano portati i bambini morti prima del battesimo perché potessero ritornare alla luce un brevissimo istante, così da ricevere il sacramento che li porterà in Paradiso.

Romont sorge su una collina che domina la campagna circostante. Questa cittadina parla di Medioevo per il castello, le fortificazioni e l’impianto di strade; dice di militari per le caserme che la circondano; brilla di luce per le vetrate del museo; racconta di tradizioni per la processione del Venerdì santo, con le sue “pleureuses”. Insomma: ci racconta la storia.

È la terza volta che, nei nostri pellegrinaggi, sostiamo nella chiesa del monastero della Fille-Dieu di Romont e sempre quello che colpisce è la luce. La prima volta, nel lontano 1989, l’abbiamo vista al mattino, quando il sole sorto da oriente pitturava di ocra le pareti dell’essenziale chiesa cistercense.

Poi, nel 2014, la sorpresa, con le nuove vetrate che hanno vestito la chiesa di luce colorata. Attraversarla è come fare un pellegrinaggio: si parte dalla navata, dove abitano i colori della campagna che sta fuori e si cammina verso l’abside, dove si resta avviluppati da un blu che porta in cielo, quasi a raggiungere la vera Luce.
