PRIMO GIORNO: NEUENKIRCH – BUTTISHOLZ – ETTISWIL

(Km: 19. Dislivello: 250 m)

Partenza da Neuenkirch, dove ci rechiamo nella cripta della parrocchiale di sant’Ulrico per sostare sulla tomba di Niklaus Wolf, laico che servì la Chiesa educando i suoi figli, operando da politico, lavorando la terra, guarendo gli ammalati e consacrandosi alla preghiera. Qui scopriamo la corona brigidina, con le sei decine, che lo guidava nella recita del rosario.

Proprio sul confine tra Nottwil e Ruswil, all’ombra di due secolari e possenti tigli, sta la cappella della Madonna del Flusso. Già che siamo in tema di guarigioni è bello ricordare che il termine tedesco Fluss fa riferimento al “flusso dentale” causato dai denti in putrefazione. Qui si veniva a cercare sollievo affidandosi alla Madonna e su alcuni dei banchi più antichi si vedono ancora le morsicature degli sventurati.

A Buttisholz c’è l’imponente chiesa, anch’essa vasta come molte parrocchiali dei borghi della campagna lucernese. È in stile tardobarocco, ampliata nel 1914 dall’architetto Adolf Gaudi, da non confondere con l’altro architetto Gaudì con l’accento sulla i, che quello ha realizzato opere di ben altro spessore artistico.

Eccoci ad Oberroth, davanti alla cappella dei santi Gallo e Otmar, dove in tempo pasquale viene piantato l’albero che commemora l’ingresso di Gesù a Gerusalemme per la Domenica delle Palme. Ogni “albero” è decorato con piante sempreverdi come l’agrifoglio, l’abete o il ginepro. Gli anelli rappresentano l’eternità e la comunione tra le persone. Le mele simboleggiano la perdita del paradiso, ma significano anche una nuova vita.

E qui magari – previa una deviazione dell’itinerario – si potrebbe approfittare, prima di giungere ad Ettiswil, per una visita al castello Wyher, circondato dall’acqua.

Ettiswil, appunto. Portiamoci prima nella parrocchiale, anche questa costruzione imponente, di impianto settecentesco. Ci piace però segnalare l’attigua cappella mortuaria dell’Addolorata, sul soffitto ligneo della quale stanno 26 tavole raffiguranti la caducità della vita, con cartiglio esplicativo in latino.

Poco più in là c’è il santuario del Santissimo Sacramento, unico edificio religioso dedicato a un miracolo eucaristico in Svizzera. Nel 1447 l’ostia fu rubata dalla chiesa e ritrovata poco lontano, in mezzo alle ortiche, dove sembrava un fiore splendente. La costruzione del santuario avvenne in seguito alla vicenda miracolosa, che è anche raccontata sui 18 riquadri che si trovano sopra l’altare.

Loading

SECONDO GIORNO: WILLISAU – ALTBÜRON – SANKT URBAN

(Km: 17. Dislivello: 250 m)

Se a Ettiswil si fa memoria dell’eucaristia con l’Ostia, corpo di Cristo, a Willisau questo sacramento viene commemorato dal sangue che Nostro Signore versò per noi. Siamo nel 1392 e in seguito alla bestemmia di un giocatore, dal cielo cadono cinque gocce di sangue che il parroco ritaglierà e riporterà nella pisside. Su luogo del miracolo verrà eretta la cappella, poi santuario, del Santissimo Sangue, con la splendida storia della salvezza in immagini che decora il soffitto ligneo.

La minuscola cappella sul Bodenberg, la collina pianeggiante, è dedicata a sant’Apollonia, anch’essa invocata per calmare il mal di denti. I Lucernesi della campagna devono essere particolarmente soggetti a questo acciacco… Poco più avanti, a Grossdietwil, ecco una riproduzione della grotta di Lourdes.

Ad Altbüron la cappella-santuario, dalle dimensioni di una chiesa, dedicata a sant’Antonio di Padova si appoggia su una collina ed è visibile da ogni dove. La sua storia si incrocia con le lotte tra cattolici e riformati che si svolsero in questa regione. Di pregevole fattura sono gli altari e le statue lignee che qui si trovano.

Il borgo di Altbüron presenta altre due particolarità che meritano d’essere menzionate. Una è il bacino dell’acquedotto, ricavato da una galleria ferroviaria, poi abbandonata, che si iniziò a scavare nell’Ottocento. L’altra sono i prati irrigui ideati dai monaci cistercensi: l’acqua del fiume viene deviata sui campi così da formate dei “tappeti d’acqua” e fertilizzare i campi.

Ecco apparire la grande abbazia cistercense di Sankt Urban, che per lunghi anni ha determinato la storia e la vita di questa regione. I monaci purtroppo sono stati scacciati, restano gli edifici conventuali, trasformati in ospedale, e resta l’imponente chiesa. Da ammirare sono soprattutto la cancellata in ferro battuto del coro, gli stalli dei monaci e l’organo con oltre 2500 canne. È in questa abbazia che Niklaus Wolf nel 1832 abbracciò sorella morte. E così chiudiamo il cerchio.

Loading