Dei sette monasteri che compongono la congregazione dei monaci benedettini svizzeri, Mariastein è quello situato più a nord. Si trova in una piega del Giura, regione dove paesaggi tortuosi si alternano a placidi e rilassanti scorci di territorio. Per raggiungere il santuario partiamo dalla città di Soletta e attraversiamo da sud a nord la parte svizzera della catena giurassiana.
(Km: 20. Dislivello: 700 m. Mezzi ausiliari: teleferica)
Soletta bagna i piedi nell’Aar e si ripara all’ombra dei contrafforti giurassiani. Città d’altopiano, ha tuttavia alle spalle odore di montagna. È capitale di cantone e sede della diocesi di Basilea, una delle sei diocesi svizzere. Il pellegrinaggio comincia proprio dalla cattedrale di sant’Orso, che è anche un po’ ticinese. Prima chiesa di stile neoclassico della Svizzera, è stata iniziata nel 1762 da Gaetano Matteo Pisoni di Ascona e ultimata 10 anni dopo dal nipote Paolo Antonio.
Da Soletta ci si inoltra nelle gole di Santa Verena, con la cappella dedicata a san Martino e il romitaggio, ancor oggi abitato. Che sorpresa scoprire, nella strettoia delimitata dalle rocce che strapiombano, un angolo di pace dove potersi raccogliere… quando non passa la vociante massa dei turisti, attirati dai due vicini ristoranti.
Giunti ad Oberdorf si prende la seggiovia che porta sul Weissenstein. Con il bel tempo la vista spazia dal Monte Bianco alla Jungfrau. È una montagna che, come dice il nome, appare di color bianco. La sua roccia è infatti composta da calcare e nasconde tra le pieghe diversi reperti fossili.
Dal Weissenstein si scende giù fino a Welschenrohr, e poi di nuovo su lungo la Gola del Lupo – in uno di quei tipici saliscendi che sono la specialità del Giura – fino allo Scheltenpass, dove c’è la strada che porta dritta a Delémont, la capitale cantonale.
Prima di iniziare il cammino bisogna sostare a Delémont. Nella chiesa di san Marcello c’è una lapide che ricorda che qui fu parroco, dal 1855 al 1863, Eugenio Lachat, il primo vescovo della diocesi di Lugano. Ma poi occorre andare verso nord, dove il santuario del Vorbourg domina le gole formate dalla Birse. Là, da secoli, i giurassiani vanno a venerare Notre Dame du Vorbourg, loro protettrice e consolatrice. Tra i magnifici ex voto, c’è anche il bastone pastorale di Monsignor Lachat.
Partenza a piedi da Meltingen, dove si trova il santuario di Maria im Hag, su una collina che sovrasta il paese. La chiesa, meta di pellegrinaggi, è attestata sin dal 1375. È decorata con notevoli vetrate del XV secolo. Il cammino inizia lungo la valle delle sorgenti fredde, poi è florida campagna costellata da fattorie, frutteti, tanto verde e tanta pace.
Siamo ancora sulla Birse, nel comune di Grellingen. Questa valle, durante la Prima guerra mondiale, fu un punto strategico per l’esercito svizzero. Un soldato che soggiornava qui pitturò sulla roccia lo stemma della sua unità. Altri lo imitarono. Ecco l’origine del Chessiloch, dove i primi graffitari svizzeri poterono liberamente esprimersi.
La statua della Madonna della roccia (Mariastein) si trova proprio in mezzo ad una parete rocciosa dove, nel Quattrocento, la Madonna stese la mano per fermare la caduta di un ragazzino. Per andarla a pregare bisogna transitare in un corridoio sotterraneo che porta dentro alla parete, in una cappella ricavata nella roccia. L’afflusso di pellegrini fu così importante che sopra alla cappella sorsero una chiesa e un’abbazia, dove ora pregano e lavorano monaci benedettini.