Ai santuari mariani della Valtellina

Pellegrinaggio numero 26

Gran bella terra, la Valtellina. Ci sono le vigne, i santuari, i meli. Quando alzi lo sguardo verso l’orizzonte, sei incantato dalle vette delle montagne imbiancate che fanno solletico al cielo. Se lo abbassi, sei colpito dai bianchi campanili che punteggiano la valle: gli abitanti, nei secoli, hanno costellato la Valtellina di chiese e santuari. Noi partiamo per scoprirli ed ammirarli.

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PRIMO GIORNO: DA SONDRIO A PONTE IN VALTELLINA

(Km: 16. Dislivello: 500 m)

Si comincia dal santuario della Madonna della Sassella che poggia su un dosso roccioso vicino a Sondrio. È dedicato alla Beata Vergine Annunciata, e ricorda il momento in cui l’arcangelo Gabriele, a Nazaret, si presentò alla Vergine salutandola con le parole “Ave Maria, piena di grazia”. La festa cade il 25 marzo, nove mesi prima del Natale. Sul muro del santuario si leggono, scritti a graffito, i nomi dei pellegrini che nel 1700 partirono a piedi verso Roma, in occasione dell’Anno Santo.

 

 

Sondrio è il capoluogo della Valtellina. Il centro pedonale ti accoglie con simpatia ed è piacevole camminare per le sue vie. Occorre sostare nella collegiata dei santi Gervasio e Protasio, dove riposano le spoglie del beato Nicolò Rusca, martire per la fede, parroco di Sondrio ma nato in Ticino, a Bedano, nel 1563. Quasi 450 anni dopo, nel 2013, si è svolta a Sondrio la cerimonia di beatificazione.

 

 

 

 

Poggiridenti, nome migliore non si poteva scovare. Dal balcone si ammira la Valle trasformata dalla fatica dell’uomo. Uno spettacolo per gli occhi. Due le chiese che meritano una visita: in paese c’è quella dedicata alla Madonna del Buon Consiglio; su un’altura sta l’altra, consacrata a san Fedele martire.

 

 

 

Maestoso, imponente e luminoso è il santuario della santa Casa di Loreto a Tresivio; la navata può ospitare fino a mille fedeli. Vi si riconoscono le linee barocche e nel bel mezzo sta la riproduzione della casa della Madonna a Nazaret, edificio che nel Medioevo venne miracolosamente trasportato fino a Loreto. In questo tempio, l’8 di settembre, si celebra la festa della Natività di Maria.

 

 

 

La vasta piana dell’Adda è terreno fertile e a Ponte in Valtellina è stato costruito un altro santuario dedicato alla Vergine ed intitolato alla Madonna di Campagna. All’interno della bella cupola sta un affresco con la Madonna assunta in cielo, che pare quasi di vederla salire. Questa festa mariana è celebrata il 15 agosto, ed è la terza che riviviamo nello stesso giorno di cammino. Un dettagliato itinerario mariano.

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SECONDO GIORNO: DA CHIURO A TIRANO

(Km: 17. Dislivello: 500 m)

A Castionetto, frazione di Chiuro, sta la chiesa di san Bartolomeo, anticamente monastero benedettino. Dal piccolo sagrato, accerchiato da vigneti, lo sguardo abbraccia la valle.

 

 

 

 

Dopo una dolce salita eccoci a Teglio, paese dal quale tutta la Valle prende il nome. Incontriamo subito un edificio sacro dal carattere particolare. Assieme stanno la chiesa di san Martino, con importanti affreschi nell’abside e nella navata, e l’oratorio di san Biagio, con le pitture del “Memento mori”. Il tutto affiancato da un notevole campanile romanico, con archetti ciechi e bifore.

 

 

 

Sempre a Teglio, ecco la collegiata di sant’Eufemia, al centro del paese, in un “recinto sacro” dove si trovano anche due oratori e l’ossario. I graffiti sulla facciata, i viottoli e la piazzetta sulla quale si affaccia, fanno pensare alle contrade dell’Engadina anche se l’aria che si respira ha un certo non so che di mediterraneo. La pianta interna è asimmetrica, anche per ricordare le incurvature di sofferenza del corpo di Gesù crocifisso.

 

Ancora Teglio. Qualcuno lo definisce il paese dei pizzoccheri, forse andrebbe descritto come il paese del sacro. La chiesa romanica di san Pietro, in paese, è un gioiellino. Si trova lì, in quel posto, con quelle forme, con quel vestito, da almeno 1000 anni.

 

 

 

 

Si scende su Villa di Tirano, bel paese del fondovalle, dove le case contadine sanno ancora di fumo e le case borghesi palesano il benessere originato dai prati del fondovalle e dalle vie di passaggio tra il Sud e il Nord.

 

 

 

Si sale allo xenodochio di santa Perpetua sopra Tirano. Un nome impegnativo per significare che qui venivano alloggiati gli ospiti (xenios), principalmente pellegrini che per attraversare le Alpi si inoltravano nella valle di Poschiavo. È un nido d’aquila che domina la piana sottostante, dove spicca il santuario di Tirano. La chiesa custodisce imperdibili affreschi del XII secolo.

 

 

Ed eccoci, per terminare, in un altro santuario dedicato alla Madonna. Questa volta non si celebra un episodio della sua vita, nella Palestina di 2000 anni fa, ma una sua apparizione. Il santuario-basilica dell’apparizione della Madonna a Tirano è un’opera imponente, carica di arte e di spiritualità. Bella la facciata che domina la piazza, vistose le decorazioni barocche all’interno, importante l’organo con più di 2000 canne. La cappella dell’apparizione mette in evidenza il lembo di terra su cui si posarono i piedi della Vergine, “Tesoro di virtù e sapienza, Signora di bontà immensa”, comparsa 500 anni fa ma che ancora oggi accompagna il cammino dei pellegrini.

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