Il verde, le colline, i campi coltivati, i placidi torrenti che scorrono lenti tra morbide vallate. I boschi che con il loro verde oscuro fanno da sfondo al verde intenso dei prati. Lo sguardo che, se da un lato è fermato dalla linea delle Prealpi, dall’altro può scivolare fino alla catena del Giura. Il paesaggio bucolico del Canton Friborgo fa da tela di fondo all’avventura di donne e uomini di fede che si uniscono in comunità per incontrare Dio. E sempre, dove gli uomini sanno pregare, ecco sorgere i santuari mariani. Ci incamminiamo per scoprite questa terra che fa bene allo spirito.
A Bulle, su un lato della piazza principale, sta il santuario di Notre Dame de la Compassion. La parete d’altare bianca, rivestita di nicchie con statue lignee di santi, colpisce per la sua intensità. Al centro sta una statua della Pietà che parla al solo guardarla. Dice tutto il dolore della Madonna che tiene in grembo il corpo straziato di suo Figlio.
Per raggiungere Sorens prendiamo un bus. Lasciamo i dolci prati dove pascolano le mucche bianconere, dai colori che ricordano la bandiera cantonale, per prendere un sentiero nell’abetaia che porta sulla cima del Mont Gibloux. Arrivati al colmo, la terrazza panoramica di un’imponente torre in cemento armato ti allarga lo sguardo su un paesaggio da cartolina.
Sulla collina sopra Villarlod incontriamo una croce scortata da due tigli piantata 250 anni fa. È in legno e a doppia traversa. In questo luogo si viene in pellegrinaggio da più di tre secoli. È uno spazio intenso, dove salire, meditare, contemplare, pregare.
A Orsonnens ci sono i monaci cistercensi vietnamiti. Una comunità di profughi, fuggiti dal loro paese perché vittime di persecuzioni. L’accoglienza, la preghiera e il lavoro ritmano le loro giornate. Siamo ormai entrati nel distretto della Glâne, che prende il nome dal torrente che l’attraversa.
A Berlens, il santuario di Notre-Dame de l’Épine, sta a ricordare l’apparizione della Vergine avvenuta nel mezzo di un cespuglio di biancospino. Da secoli i fedeli vengono qui in pellegrinaggio per invocare la benedizione degli occhi. Le belle vetrate colorano gli spazi di una chiesa raccolta che si trova sul cammino che porta a Compostella, dove sta la tomba dell’apostolo Giacomo il Maggiore.
Ai piedi della cittadella fortificata di Romont, sulle sponde della Glâne, ecco l’abbazia cistercense trappista della Fille-Dieu. Un altro luogo di preghiera che punteggia questa regione così ricca di posti che invitano ad elevare lo spirito. Le mura e gli spazi della chiesa, sorti già nel Duecento, sono oggi scolpiti dalla luce di vetrate con lo sfondo a scacchiera. Belli gli affreschi, ancorché di colore pallido. Sull’arco trionfale, a proteggere il luogo sacro, c’è il Cristo nella mandorla.
La chiesa di Saint-Pierre-aux-Liens a Bulle è il punto di partenza di una tappa a semicerchio attorno a questa città capoluogo della Gruyère. È un imponente edificio dell’Ottocento, ricostruito dopo gli incendi che hanno distrutto la città. Sulla piazza si ammirano un tiglio secolare e “Les Halles”, il mercato coperto.
È splendida la natura che circonda l’ormai ex certosa della Part-Dieu. Nel 1307 i primi religiosi costruirono questo alto luogo dello spirito per pregare e contemplare. Ormai non vivono più qui, li hanno scacciati, e allora si può varcare il portone. Resta una chiesa ormai dismessa, un dolce prato al cui centro sta una fontana, qualche vecchio sasso, dei locali che sanno d’antico. Ma basta tendere bene le orecchie per sentire ancora le voci salmodianti dei monaci che riempiono il silenzio.
Il su e giù tra dolci pendii ci porta al Carmelo della Vergine Immacolata e di san Giuseppe, nel comune di Le Pâquier. È un edificio realizzato nel Novecento, dove una ventina di suore pregano per noi e si guadagnano la vita con lavori di artigianato. Belle le vetrate della cappella creata all’interno del monastero, dove c’è anche il coro nel quale si raccolgono le suore.
Su buona parte dei calendari che presentano la Svizzera ci sono il castello o la cittadina di Gruyères; non c’è luogo nella nostra nazione dove il Medioevo è così presente. Camminando lungo i viottoli del villaggio appoggiato sulla collina si fa un tufo nel tempo. In basso, discosta dalla via principale che porta al castello, sta la chiesa dedicata al vallesano san Teodulo, con le vetrate di Yoki.
Nella pianura formata dalla Sarine a Sud di Bulle ecco il santuario di Notre Dame des Marches. Nel 1884 ci fu la guarigione miracolosa della giovane Léonilde e, come in tutti i santuari, i pellegrini hanno appeso i loro ex voto. Il Bambino portato in braccio dalla Madonna è paffuto e sorridente. A questo santuario è ispirato lo struggente canto Nouthra Dona di Mârtsè, preghiera composta in dialetto dall’Abbé Bovet, anche lui un’icona della Gruyère.