(Km: 18. Dislivello: 630 m)

“In omnibus charitas” (la carità in tutte le cose), sta scritto sulla porta di bronzo della Madonna del Lavoro a Nuova Olonio. Una chiesa fatta costruire dove un tempo c’era il fondovalle paludoso e malsano. Poi arrivò don Guanella, riempì le paludi lavorando con i suoi protetti (spesso andicappati e ritardati), fondò un villaggio, costruì scuola e chiesa, creò una comunità dove gli indigenti potessero trovare la dignità del lavoro e affidò tutte queste opere alla Madonna.

 

 

 

 

La Valtellina ha dolci pendii e un ampio fondovalle. A Mantello c’è la chiesa dedicata ai santi Marco, Colombano e Gregorio. Sembra che Colombano, il monaco irlandese che nell’Alto Medioevo fondò varie abbazie in Italia, fosse giunto anche qui, valicando il passo dello Spluga. In queste terre sorse una comunità monastica che si ispirò alla regola da lui scritta. La chiesa è affiancata da un imponente campanile pendente.

 

 

 

 

Bella la chiesa di sant’Alessandro a Traona. Ha un tozzo campanile, un sagrato delimitato da arcate a mo’ di finestre sul fondovalle, un belvedere panoramico che circonda l’abside e i vigneti che le fanno da ridente cornice. All’interno si respirano i colori del legno. Don Guanella pregò, visse ed operò per tre anni nelle stanze addossate alla chiesa che ancor oggi si possono visitare.

 

 

Santa Croce, nel comune di Civo, è un balcone sulla Valtellina. La traversa che taglia a metà costa il versante retico, costellato di abitati, offre numerose testimonianze di religiosità e incantevoli scorci sul fondovalle. Morbegno si mette in mostra lì sotto, quasi fosse una Roma in miniatura: nella cittadina i campanili spuntano da ogni dove.

 

 

 

La facciata della collegiata di san Giovanni Battista a Morbegno è imponente; qualcuno l’ha detta capace di reggere il paragone con gli edifici della Roma barocca: richiama le chiese del nostro Borromini.

 

 

 

 

Il santuario della Beata Vergine Assunta è un tripudio di affreschi che raccontano la vita della Madonna e culminano con la sua incoronazione in cielo all’interno del tiburio ottagonale. Lo sguardo è però catturato ed ammaliato dalla finissima ancona lignea del Cinquecento sovrastante l’altare. Le figure scolpite nel legno e le dorature sono di stupefacente e delicata raffinatezza.

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