Secondo giorno: da Rapperswil ad Einsiedeln

(Km: 13. Dislivello: 700 m, mezzo ausiliario: battello)

Manco a dirlo, anche a Rapperswil sorgeva un luogo dove dare accoglienza ai pellegrini: l’ospedale dello Spirito Santo. C’è anche la casetta santa (Heilig-Hüsli), che si trova su uno scoglio all’inizio della passerella di legno – ricostruita nel 2001 – che nel Medioevo permetteva ai pellegrini di attraversare il lago di Zurigo. Lunga un chilometro e mezzo, conduce ad Hurden, dove la cappella di Nostra Signora accoglie il viandante dopo l’audace impresa.

 

 

 

Noi però prendiamo il battello perché in mezzo al lago ci aspetta una notevole sorpresa. L’isola di Ufenau, infatti custodisce la chiesa dei santi Pietro e Paolo, del VII secolo, quando i santi Gallo e Colombano percorsero questi territori per portarvi la Buona Novella. Sulla collinetta che domina l’isola c’è la cappella di san Martino, con interessanti tracce d’arte.

 

 

 

 

Attraversato il lago arriviamo a Pfäffikon, dove l’arte sacra fa a pugni. Vicino al lago si vede ancora la cappella del castello, con tracce gotiche e barocche. Poco più in là sta invece l’odierna chiesa parrocchiale. A voi scegliere quale stile piace di più.

 

 

 

 

 

 

Da qui saliamo verso il passo dell’Etzel. Percorriamo la stessa strada che nell’Alto Medioevo fece Meinrado, monaco isolano, viveva infatti nell’abbazia di Reichenau. Scelse questo monte per ritirarsi in solitudine. Si può leggere la sua storia sugli affreschi della volta della cappella a lui dedicata, restaurati con il concorso del massagnese Tita Pozzi. Il ricordo del santo monaco non vive qui solo grazie alle immagini; nella cappella sono state tumulate anche le sue interiora.

 

 

 

Continuiamo sui passi del buon Meinrado che ripartì dall’Etzel, scese lungo la Sihl, raggiunse un lago, si inoltrò nei boschi e finalmente trovò un luogo ancor più appartato dove raccogliersi in preghiera. Si costruì una cella dove poi morì, accompagnato dai leggendari corvi. Dopo un paio di secoli la sua cella divenne una cappella, attorno sorse un monastero e pian piano quel luogo di solitudine divenne una delle mete di pellegrinaggio più frequentate della cristianità: Einsiedeln.

Da Einsiedeln ai monasteri dei cantoni di Zugo e d’Argovia

Pellegrinaggio numero 11

Non prenderemo il classico Cammino di Santiago, quello che i pellegrini seguivano nel Medioevo e che da Einsiedeln li conduceva a Svitto attraverso il passo dell’Haggenegg. Quella strada l’abbiamo già fatta a ritroso nel primo pellegrinaggio. Brunello ne ha disegnata un’altra che ci porterà alla caccia di monasteri. Il primo giorno procederemo a saliscendi e ne incontreremo due. Il secondo giorno attraverseremo le morbide pianure e ne incontreremo tre.

Primo giorno: da Einsiedeln a Gubel

(Km: 17,5. Dislivello: 600m)

 

Eccoci ancora ad Einsiedeln. È come il punto centrale di una corsa a stella: da qui si parte e si arriva e la Madonna è anche la stella che guida il nostro peregrinare. Lasciamoci stupire dall’interno della chiesa, dall’impianto barocco e dalle prodigiose decorazioni rococò. Migliaia di pellegrini vengono oggi a posare i loro piedi dove un tempo l’eremita aveva cercato silenzio ed essenzialità.

 

 

 

 

Un saliscendi impegnativo per le gambe ci porta sulla collina di Sankt Jost, l’eremita san Giudoco, vissuto in Normandia. Fu anche lui pellegrino e ben conosce il mal di gambe. Va invocato per i problemi agli arti inferiori, è l’alter ego maschile di santa Idda. Di lei va ricordato l’altare del precedente pellegrinaggio sotto al quale infilare i piedi, di lui restano tracce a Walberg presso Bonn, dove sembra che le sue gambe siano conservate come reliquia.

 

 

 

Sulle alture di Menzingen in zona detta Gubel, eccoci al convento delle suore cappuccine dedicato a Maria Ausiliatrice (Maria Hilf). Il convento sorge su una cappella a ricordo della battaglia del 1531, l’ultima delle guerre di Kappel, le cosiddette guerre della minestra. I cattolici dei cantoni primitivi avevano il latte, i protestanti della pianura il pane. Li condivisero e assieme mangiarono la zuppa.

Secondo giorno: da St. Wolfgang ad Hermetschwil

(Km: 21. Dislivello: 150 m)

 

San Volfango, vescovo tedesco vissuto attorno al Mille che qualche tempo fu anche ad Einsiedeln, è rappresentato con in mano un’accetta e una chiesa. Stanno a significare che è stato costruttore di edifici sacri. E di splendide chiese ne visiteremo diverse quest’oggi, a cominciare da quella dedicata al santo costruttore, nel comune zughese di Hünenberg.

 

 

 

 

 

A Frauental, nella valle delle donne, ci attende un bianco edificio dal possente tetto, solcato da slanciati campanili che trafiggono il cielo a mo’ di frecce, dove incontriamo le donne che siamo venuti a cercare. Sono le monache cistercensi del locale monastero, che da 800 anni pregano sulle sponde del fiume Lorze.

 

 

 

 

 

 

La seconda abbazia di giornata è quella di Muri, dove vivono i benedettini. Ha anch’essa origini molto antiche: è vecchia di mille anni. Le grandi abbazie benedettine sul suolo svizzero sono cinque, questa è l’ultima che visitiamo nei nostri pellegrinaggi. A voi scoprire le altre quattro. Nel frattempo godetevi gli incredibili tesori d’arte racchiusi a Muri, dove il barocco fa i fuochi d’artificio e chi alza lo sguardo scopre gli stucchi che giocano a rincorrersi con i dipinti del soffitto.

 

 

 

Oggi è giorno benedetto, eccoci ancora da monache che seguono la Regola del Santo. Costeggiamo la Reuss e poco prima di arrivare alle spettacolari anse di Bremgarten saliamo una scalinata che ci porta in un angolo di paradiso. È il convento delle suore di Hermetschwil, che qui vissero anche in incognito, protette dalla popolazione, quando lo Stato incamerò i beni della Chiesa.

Ritorno al Ranft nel 600° della nascita di san Nicolao della Flüe

Pellegrinaggio n. 30

Per il primo pellegrinaggio eravamo partiti da lì. Ci eravamo infilati nella gola della Melchtal il 30 aprile del 1988, un fresco sabato mattina. Sempre al Ranft avevamo poi concluso il ventesimo, questa volta scendendo la ripida sponda destra, provenienti dalla chiesa illustrata di St. Niklausen. Quando, al termine del trentesimo pellegrinaggio, ho nuovamente sceso le scale che da Flüeli portano al Ranft, assieme a molti amici della prima ora, ho visto scorrere il film della mia vita e ho ringraziato il Buon Dio per tutto quello che mi ha permesso di condividere e di imparare assieme a tutti i compagni di cammino.

Nel ripercorrere le tappe di questo 30° pellegrinaggio ricorderemo la vita di san Nicolao della Flüe, il santo patrono della Svizzera, che dobbiamo oramai considerare anche patrono di Momenti d’Incontro.

PRIMO GIORNO: DA LUCERNA A SACHSELN

(Km: 18. Dislivello: 100 m, mezzo ausiliario: battello)

Sulla collina del Wesemlin, a nord di Lucerna, sta il santuario di Nostra Signora, che è anche sede della Provincia svizzera dei frati Cappuccini. Sul parapetto della cantoria sono rappresentati i 17 figli del fondatore del convento. Ci ricordano che san Nicolao, nato nel 1417, fu marito e padre di dieci figli e che a cinquant’anni lasciò i congiunti per ritirarsi a vita eremitica. Anche sua moglie, che portò il peso della famiglia, meriterebbe la causa di beatificazione.

 

 

 

 

Il battello ci porta da Lucerna ad Alpnach, e scivolando sul lago contempliamo la possente mole del Pilatus. Eccoci giunti alla cappella di san Teodulo, dove sta un medaglione raffigurante san Nicolao. Ha in mano una corona di preghiera e scambia un intenso sguardo con il Cristo. È il ritratto di un uomo di robusta vita spirituale: si dice che per lunghi anni si fosse nutrito con la sola Eucarestia.

 

 

 

 

Nell’abbazia della benedettine di sant’Andrea a Sarnen è custodita una statua di Gesù Bambino risalente al 1360 e vegliata da tre moderni Re Magi. Siamo nella capitale del Canton Obwaldo, dove si tramanda che san Nicolao compì un miracolo: grazie alle sue preghiere, riuscì a spegnere l’incendio sviluppatosi nel borgo.

 

 

 

 

Anche la chiesa parrocchiale di Sachseln racconta san Nicolao. Nell’altare sta integrata la sua tomba-reliquario. Poco lontano c’è la tela detta “Ruota di meditazione” sulla quale il santo, analfabeta, meditava e sviluppava la propria sapienza. Custodito in una teca si può vedere il suo semplicissimo saio. Addossati al campanile stanno: da un lato la cappella tombale, prima dimora delle sue spoglie, dall’altro la statua della moglie Dorotea con tre figli.

SECONDO GIORNO: DA SANKT NIKLAUSEN AL RANFT

(Km: 14. Dislivello: 400 m)

A Sankt Niklausen, frazione di Kerns, si trova una Cappella Sistina delle Alpi. Gli affreschi del coro (fine Trecento) sono spettacolari e di enorme valore artistico. Colpisce anche il soffitto a cassettoni barocco, decorato con 100 ritratti di santi. In questa chiesa, dedicata a san Nicola di Bari, l’altro san Nicola, quello della Flüe, trascorse lunghe notti in contemplazione della Bibbia dei Poveri.

 

 

 

 

Saliamo lungo il versante destro la valle della Grosse Melchaa. Tre edifici spiccano nel paese di Melchtal: un monastero, un albergo, una chiesa. Il priorato di monache benedettine è dedicato a san Nicolao, e non poteva essere altrimenti. Notevoli le opere d’arte di Sr. Chantal Hug, professa in questo monastero. L’Hotel Alpenhof-Post dove sono rimaste belle tracce liberty di fine Ottocento, permette di rivivere i fasti turistici del tempo.

 

 

 

 

Tutta riempita dalla venerazione a san Nicolao è la luminosa chiesa parrocchiale di Melchtal. C’è una sua reliquia, c’è la statua della Madonna davanti alla quale il santo pregava al Ranft, ci sono soprattutto vari affreschi che illustrano la sua vita. Tra questi la mano del santo stesa a proteggere la Svizzera durante la Seconda guerra mondiale. San Nicolao fu soldato ma anche uomo di pace, e il suo messaggio alla Dieta di Stans nel 1481 scongiurò una guerra fratricida tra Cantoni.

 

 

 

Scendiamo a mezza costa lungo il versante sinistro per giungere finalmente al Ranft. La chiesa inferiore venne costruita dopo la morte di san Nicolao per ospitare i molti pellegrini che qui giungevano. Sopra sta l’eremo, una casetta di due locali con accanto la chiesetta, che il santo fece edificare nel 1468. Qui cercava il Signore con la solitudine, la preghiera, il digiuno. Qui il suo cuore poté finalmente incontrarlo il 21 marzo del 1487.