PRIMO GIORNO: DA COIRA A BAD RAGAZ
(Km: 20. Dislivello: 100 m, mezzo ausiliario: bus)

Sulle alture di Coira, come punto luminoso che indica la strada, sta la chiesa di san Lucio, vescovo e patrono della città più vecchia della Svizzera, che qui subì il martirio agli albori della cristianità. Forse non è un caso, ma è in un posto oscuro e nascosto che troviamo questo santo tedoforo. Le sue reliquie riposano in una notevole cripta ad anello risalente addirittura ai tempi di Carlo Magno.

Coira è stato solo uno stuzzichino. Il percorso pedestre inizia da Zizers, nel cosiddetto “Castello inferiore”, costruito dalla famiglia von Salis. Quel “von”, particella nobiliare, dice che siamo in terre dove vissero e dominarono famiglie nobili. Col tempo questa casa è diventata segno di misericordia: prima dimora di religiosi, poi casa per anziani. Ma i nobili non l’hanno dimenticata; qui visse per quasi 30 anni l’ultima imperatrice d’Austria, la serva di Dio Zita di Borbone.

I nobili, dicevamo sopra. Non è un caso che questa terra venga chiamata la Signorìa grigionese. Nell’ampio fondovalle si incontrano castelli e dimore signorili. Ma è anche terra di vigna: le alte montagne tengono lontani i freddi venti del Nord e il favonio galoppa a riscaldare la pianura. Attraversiamo i coltivi della scuola agricola cantonale ammirando distese di fragole, piante di noci numerate, alberi da frutta, serre di rose.

Da tutta questa bucolica natura ecco spuntare, sul pendio della montagna, una bionda bambina con le treccine. È Heidi. Ci troviamo a Maienfeld, dove Johanna Spyri ha vissuto e dove ha ambientato la storia del personaggio svizzero forse più conosciuto al mondo dopo Roger Federer. I locali promotori del turismo hanno saputo sfruttare con perizia questa mucca dalle mammelle d’oro.

La piacevole camminata nella pianura grigionese del Reno termina… fuori cantone. Eccoci a Bad Ragaz, canton San Gallo, nella chiesa di san Leonardo. Una chiesa di storia e d’arte. Nel portico un memoriale ricorda la battaglia medievale di Ragaz, alla quale partecipò come portabandiera san Nicolao della Flüe. Nel coro troviamo notevoli affreschi di fine Medioevo: ad accompagnare Gesù e Maria ci sono santi ausiliatori, apostoli, profeti, evangelisti ed angeli musicanti.
Un convento in mezzo al paese. È quello dei frati cappuccini di Mels, nel canton San Gallo, lungo la piana del Reno. Di solito i cappuccini vanno a cercare silenzio e contemplazione (ricordate il Bigorio, prima fondazione dell’ordine in Svizzera?) qui invece, insediatisi a metà del Seicento, si sono frammisti alla gente e ancora oggi portano la Parola nel villaggio con la testimonianza della loro vita.
Adagiata su un pianoro lungo il fianco della montagna sta la cappella di sant’Antonio a Butz. Guardandola dal basso la ammiri per la sua posizione; entrandovi sei stupito dagli affreschi di metà Novecento. Si tratta di arte moderna, dove la rappresentazione della storia sacra si incontra e si scontra con il dramma e le tensioni dell’uomo che la dipinge. Così è per il purgatorio, dipinto nell’abside dall’artista Ferdinand Gehr.
Grossa è la sorpresa quando da Bad Ragaz si guarda verso l’alto. Dove si intravede il profilo della Val Tamina spicca la statua del Cristo Redentore che abbraccia il mondo, che sembra quasi di aver fatto un esercizio di teletrasporto e di trovarsi tutto d’un colpo sul Corcovado di Rio de Janeiro. Si tratta proprio di una copia della statua brasileira, messa lì provvisoria ma che il volere della gente ha fatto diventare definitiva.
Eccoci finalmente all’ex abbazia benedettina di Pfäfers, sul monte di san Pirmino. Un’abbazia che venne soppressa a metà Ottocento e che da allora ospita una clinica. Resta però l’imponente chiesa barocca impreziosita da sgargianti stucchi, preziosi marmi, luminosi affreschi realizzati da magistri ticinesi. Nel Medioevo il monastero si occupò anche di sfruttare la sorgente termale, scoperta nella sottostante valle della Tamina. Sarebbe un sollievo, non solo dello spirito ma anche del corpo, terminare lì il pellegrinaggio.
dove la valle prende respiro. Sopra gli sta Franciscio, villaggio che vide nascere san Luigi Guanella nel 1842. Nel cuore di Campodolcino un edificio del tardo Cinquecento, detto “Palàzz”, ospita lo splendido museo della valle, nel quale è incastonato un raffinato oratorio. Il piccolo Luigi fu battezzato nell’imponente chiesa parrocchiale, dedicata a san Giovanni Battista.
pareti incombono, sta il santuario di Gallivaggio. Qui, nel 1492, la Madonna apparve a due bambine che stavano raccogliendo castagne. Luigi Guanella vi faceva tappa nei suoi viaggi da e per il fondovalle. La chiesa contrasta con la severità del paesaggio; dentro domina l’armonia e colpiscono i toni caldi degli affreschi, dei marmi, dei volumi e anche dell’organo donato dagli emigranti in Sicilia. L’altare è costruito sulla roccia sopra alla quale sostò la Madonna.
santuario di san Guglielmo, nel comune di San Giacomo Filippo (toponimo alquanto significativo). L’edifico sacro è stato costruito sulla grotta che ospitò il santo eremita, vissuto più di 700 anni fa. Da allora il suo eremo è meta di pellegrinaggi e certamente anche luogo di sosta per i numerosi viandanti e somieri che valicavano il passo dello Spluga.
libro e allora ci limitiamo al gioiello più luminoso di questo borgo: il fonte battesimale in pietra ollare della collegiata. Realizzato nel 1156, è coevo delle più prestigiose sculture del romanico, come quelle del duomo di Pisa o della cattedrale di Autun. La duttilità della pietra ollare fa risaltare i volti, dà plasticità ai corpi, valorizza le striature. Magnifica la sequenza dei personaggi scelti dallo scultore per illustrare il battesimo.
chiesa della Beata Vergine Assunta dove don Guanella celebrò, nel 1866, la sua prima messa. Terzo santuario visitato in questa giornata, fu costruito per celebrare l’apparizione seicentesca della Madonna. Ha spazi raccolti e morbide decorazioni barocche. Sopra, a guardar giù, stanno le cascate dell’Acqua Fraggia, e l’intrigante villaggio di Savogno, dove don Guanella operò in esilio per 7 anni.
sta scritto sulla porta di bronzo della Madonna del Lavoro a Nuova Olonio. Una chiesa fatta costruire dove un tempo c’era il fondovalle paludoso e malsano. Poi arrivò don Guanella, riempì le paludi lavorando con i suoi protetti (spesso andicappati e ritardati), fondò un villaggio, costruì scuola e chiesa, creò una comunità dove gli indigenti potessero trovare la dignità del lavoro e affidò tutte queste opere alla Madonna.
ampio fondovalle. A Mantello c’è la chiesa dedicata ai santi Marco, Colombano e Gregorio. Sembra che Colombano, il monaco irlandese che nell’Alto Medioevo fondò varie abbazie in Italia, fosse giunto anche qui, valicando il passo dello Spluga. In queste terre sorse una comunità monastica che si ispirò alla regola da lui scritta. La chiesa è affiancata da un imponente campanile pendente.
Ha un tozzo campanile, un sagrato delimitato da arcate a mo’ di finestre sul fondovalle, un belvedere panoramico che circonda l’abside e i vigneti che le fanno da ridente cornice. All’interno si respirano i colori del legno. Don Guanella pregò, visse ed operò per tre anni nelle stanze addossate alla chiesa che ancor oggi si possono visitare.
, è un balcone sulla Valtellina. La traversa che taglia a metà costa il versante retico, costellato di abitati, offre numerose testimonianze di religiosità e incantevoli scorci sul fondovalle. Morbegno si mette in mostra lì sotto, quasi fosse una Roma in miniatura: nella cittadina i campanili spuntano da ogni dove.
La facciata della collegiata di san Giovanni Battista a Morbegno è imponente; qualcuno l’ha detta capace di reggere il paragone con gli edifici della Roma barocca: richiama le chiese del nostro Borromini.
è un tripudio di affreschi che raccontano la vita della Madonna e culminano con la sua incoronazione in cielo all’interno del tiburio ottagonale. Lo sguardo è però catturato ed ammaliato dalla finissima ancona lignea del Cinquecento sovrastante l’altare. Le figure scolpite nel legno e le dorature sono di stupefacente e delicata raffinatezza.