documenti

  • Scarica la presentazione del pellegrinaggio qui
  • Scarica la seconda circolare con i dettagli del pellegrinaggio qui
  • Scarica la mappa GPS del percorso del pellegrinaggio qui (ringraziamo Mario Brignoni)
  • Scarica il depliant informativo dell’isola di Reichenau qui
  • Scarica il documento informativo su Ermanno lo Storpio qui (testo di Patrizia Solari, fonte: www.caritas-ticino.ch)
  • Scarica il documento informativo sui benedettini a Reichenau qui (testo di Patrizia Solari, fonte: www.caritas-ticino.ch)
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Da Soletta a Mariastein (SO)

Pellegrinaggio numero 3

Dei sette monasteri che compongono la congregazione dei monaci benedettini svizzeri, Mariastein è quello situato più a nord. Si trova in una piega del Giura, regione dove paesaggi tortuosi si alternano a placidi e rilassanti scorci di territorio. Per raggiungere il santuario partiamo dalla città di Soletta e attraversiamo da sud a nord la parte svizzera della catena giurassiana.

Primo giorno: Da Soletta allo Scheltenpass

(Km: 20. Dislivello: 700 m. Mezzi ausiliari: teleferica)

Soletta bagna i piedi nell’Aar e si ripara all’ombra dei contrafforti giurassiani. Città d’altopiano, ha tuttavia alle spalle odore di montagna. È capitale di cantone e sede della diocesi di Basilea, una delle sei diocesi svizzere. Il pellegrinaggio comincia proprio dalla cattedrale di sant’Orso, che è anche un po’ ticinese. Prima chiesa di stile neoclassico della Svizzera, è stata iniziata nel 1762 da Gaetano Matteo Pisoni di Ascona e ultimata 10 anni dopo dal nipote Paolo Antonio.

 

 

 

Da Soletta ci si inoltra nelle gole di Santa Verena, con la cappella dedicata a san Martino e il romitaggio, ancor oggi abitato. Che sorpresa scoprire, nella strettoia delimitata dalle rocce che strapiombano, un angolo di pace dove potersi raccogliere… quando non passa la vociante massa dei turisti, attirati dai due vicini ristoranti.

 

 

 

 

Giunti ad Oberdorf si prende la seggiovia che porta sul Weissenstein. Con il bel tempo la vista spazia dal Monte Bianco alla Jungfrau. È una montagna che, come dice il nome, appare di color bianco. La sua roccia è infatti composta da calcare e nasconde tra le pieghe diversi reperti fossili.

Dal Weissenstein si scende giù fino a Welschenrohr, e poi di nuovo su lungo la Gola del Lupo – in uno di quei tipici saliscendi che sono la specialità del Giura – fino allo Scheltenpass, dove c’è la strada che porta dritta a Delémont, la capitale cantonale.

Secondo giorno: Da Meltingen a Mariastein

(Km: 19. Dislivello: 600 m)

Prima di iniziare il cammino bisogna sostare a Delémont. Nella chiesa di san Marcello c’è una lapide che ricorda che qui fu parroco, dal 1855 al 1863, Eugenio Lachat, il primo vescovo della diocesi di Lugano. Ma poi occorre andare verso nord, dove il santuario del Vorbourg domina le gole formate dalla Birse. Là, da secoli, i giurassiani vanno a venerare Notre Dame du Vorbourg, loro protettrice e consolatrice. Tra i magnifici ex voto, c’è anche il bastone pastorale di Monsignor Lachat.

 

 

 

Partenza a piedi da Meltingen, dove si trova il santuario di Maria im Hag, su una collina che sovrasta il paese. La chiesa, meta di pellegrinaggi, è attestata sin dal 1375. È decorata con notevoli vetrate del XV secolo. Il cammino inizia lungo la valle delle sorgenti fredde, poi è florida campagna costellata da fattorie, frutteti, tanto verde e tanta pace.

Siamo ancora sulla Birse, nel comune di Grellingen. Questa valle, durante la Prima guerra mondiale, fu un punto strategico per l’esercito svizzero. Un soldato che soggiornava qui pitturò sulla roccia lo stemma della sua unità. Altri lo imitarono. Ecco l’origine del Chessiloch, dove i primi graffitari svizzeri poterono liberamente esprimersi.

 

La statua della Madonna della roccia (Mariastein) si trova proprio in mezzo ad una parete rocciosa dove, nel Quattrocento, la Madonna stese la mano per fermare la caduta di un ragazzino. Per andarla a pregare bisogna transitare in un corridoio sotterraneo che porta dentro alla parete, in una cappella ricavata nella roccia. L’afflusso di pellegrini fu così importante che sopra alla cappella sorsero una chiesa e un’abbazia, dove ora pregano e lavorano monaci benedettini.

Per la gola della Schin al monastero di Cazis e alla cattedrale di Coira

Pellegrinaggio numero 23

Nei primi secoli del Cristianesimo Lucio, proveniente dall’Inghilterra, porta la sua testimonianza di fede nelle terre della Rezia, dove subisce il martirio. Era anche vescovo e la sua tomba fu il nucleo attorno al quale si costruì la cattedrale e si strutturò la Chiesa di Coira. Una diocesi che diede una forte impronta sulle terre retiche sin dall’Alto Medioevo. Durante questo pellegrinaggio partiamo da Tiefencastel, una località che vegliava sui passi alpini, per attraversare le terre della diocesi e portarci sulla tomba di san Lucio.

PRIMO GIORNO: DA TIEFENCASTEL A CAZIS

(Km: 20. Dislivello: 300 m)

Tiefencastel è un castello profondo perché sta giù, nella valle. Più che dominare il territorio, è stato messo lì per controllare i passi che collegano il nord con il sud dell’Europa. La chiesa è barocca, ricca di fregi e di immagini, e parla dei frati francescani, che già dal Settecento curano le anime di queste terre alpine.

 

 

Più in basso sta San Pietro di Mistail, un piccolo diamante incastonato tra rocce e prati. Le tre absidi sono una traccia dell’Ottocento, dei tempi di Carlo Magno. Il Cristo festivo ricorda che chi non santifica la festa ferisce il Signore. Il gigante Cristoforo porta il Signore sulle spalle. Per fortuna l’hanno pitturato dentro, così il tempo non l’ha consumato e possiamo andargli vicino per sentirci protetti, come la piccola e profana ninfa marina.

 

Lucio sta per luminoso, splendente. È il martire che, nei primissimi secoli, visse in queste terre della Rezia, diffuse la religione cristiana e divenne vescovo. A lui è dedicata la chiesa di Lain, luminosa perché sta come sentinella a dominare la valle, luminosa perché è contornata dalle vetrate di fra Roberto da Bigorio.

 

 

Le gole della Schin sono impressionanti, ancor di più se le si attraversa a metà costa, lungo i sentieri scavati nella roccia. Più sotto il fiume, dopo tutta quella fatica fatta a incidere, scavare, levigare, si getta fiducioso nel Reno, dove trova la calma della pianura.

 

 

 

La stessa calma che troviamo nel convento di Cazis, dove vive e prega una cinquantina di suore domenicane. Si dedicano al Signore anche operando per la gente attraverso l’insegnamento, la cura degli anziani, i lavori artigianali.

SECONDO GIORNO: DA RHÄZÜNS A COIRA

(Km: 17. Dislivello: 300 m. Mezzo ausiliare: treno)

Rhäzüns è disseminata di affreschi. Roba da prendere una giornata e mettersi lì con calma a guardarli tutti, a leggere la storia della Salvezza disegnata sui muri delle chiese da abilissimi artisti.

 

 

Sogn Paul (giusto scriverlo così perché siamo in terra romancia) ha sulle pareti addirittura sei strati di dipinti. È una chiesa calda, raccolta, che trasuda i colori della terra. Bisogna sedersi e prendere il tempo per contemplare, per cercare i dettagli, per farsi catturare dall’atmosfera. Ma bisogna anche star fuori a guardare lo splendido san Cristoforo sulla parete esterna.

 

 

Qualcuno ha definito Sogn Gieri la Cappella Sistina delle Alpi, per la ricchezza degli affreschi che qui sono contenuti. È quasi obbligatorio sedersi e leggere la cinquantina di scene della Bibbia che iniziano con la creazione del mondo e terminano col giudizio universale. Poi c’è un’altra storia, quella di San Giorgio. E poi il Cristo festivo. Il tutto, semplicemente, affascinante.

 

A Domat Ems, su un’altura, ecco la chiesa di Sogn Gion. Questa volta ci concentriamo sull’ossario, con un Giudizio universale del 1693. Edvard Munch non ha inventato niente! Provate a guardare le facce di quei poveretti che, in basso a destra stanno bruciando nel fuoco dell’inferno…

 

 

A Coira c’è la cattedrale, dedicata a Maria Assunta. La cripta coincide con l’antica chiesa, e risale all’Alto medioevo. Alla sua entrata 4 colonne, raffiguranti gli apostoli, sono state realizzate nel 1220. Sulle pareti ancora affreschi dei maestri di Rhäzüns e di Waltensburg, artisti che ci hanno accompagnato durante tutta la giornata.