Monumenti del monachesimo sulle sponde tedesche del lago di Costanza

Pellegrinaggio numero 24
Il lago di Costanza è come uno specchio adagiato su un prato: riflette il blu del cielo e il verde dei prati che gli fanno corona. Proprio in questo luogo, ai tempi di Carlo Magno, sorse un’abbazia benedettina che fu un fondamentale punto di riferimento per tutto l’Occidente. I suoi abati erano consiglieri degli imperatori e la sua scuola di miniatura fu la più importante di tutte. Si sviluppò su un’isola infestata dai serpenti, una storia simile a quella di Lérins, il monastero sull’isola di fronte a Cannes, in Francia. Qui siamo però in terra di Germania e visiteremo l’abbazia di Reichenau, nel 2000 dichiarata dall’UNESCO Patrimonio mondiale dell’Umanità.
PRIMO GIORNO: DAL SANTUARIO DI BETENBRUNN A BIRNAU
(Km: 19. Dislivello: 50 m)
Betenbrunn è su in collina. Ampie distese di boschi
e di campi circondano il nucleo dal quale affiora il santuario dedicato alla Madonna. Una chiesa raccolta, luminosa, quasi compassata, nonostante le pareti trasudino decorazioni barocche. C’è un tabernacolo ruotante, due begli altari laterali dedicati a san Carlo Borromeo e a san Giovanni Nepomuceno e tanti dettagli che stuzzicano la curiosità.

Due tappe lungo il cammino: la collina di Heiligenberg, dominata dal possente castello rinascimentale e il dolce eremo di Egg, nascosto tra il verde dei prati, dove è bello ascoltare il silenzio.
Salem in origine era un’abbazia cistercense, poi è diventato castello, poi scuola. L’insieme forma un grande sito: un ruscello l’attraversa, ci sono l’Orangerie, un negozio di abiti, il museo dei pompieri, la vecchia sala da pranzo dei monaci con il soffitto simile ad un mare increspato dalle onde. Difficile orientarsi in questo mishmash, dove più piani si sovrappongono. Un po’ come nel duomo: bello nella sua gotica spinta verso l’alto, pesante nelle decorazioni classicheggianti.

Qualche minuto nei boschi e poi il nostro sguardo è attirato verso l’alto, dove volteggia una splendida cicogna. Grande è la sorpresa quando questi volatili si moltiplicano: con l’avvicinarsi ai caseggiati ci troviamo in una specie di scuola di volo per cicogne.
Si termina nel santuario di Birnau, caratterizzato dagli sfolgorii del rococò, dai tre orologi interni, dallo specchio dell’abside che vuole portare in tutta la chiesa l’amore misericordioso del Signore. Bello è fermarsi sull’ampio piazzale, dove lo sguardo si tuffa nel lago e poi corre lontano, fin sulle aspre cime del massiccio del Säntis.
SECONDO GIORNO: DALLA GOLA DI MARIA (MARIENSCHLUCHT) A REICHENAU
(Km: 16. Dislivello: 200 m. Mezzi ausiliari: bus, battello)
Marienschlucht: 230 scalini di legno posati sulle rocce di arenaria solcate da un timido ruscello che si butta nel lago Bodanico. Un bel modo per cominciare il secondo giorno di pellegrinaggio.
A Hegne c’è un complesso di edifici custodito dalle Suore della Carità della Santa Croce di Ingenbohl. Nella cripta della chiesa si trovano le spoglie della Beata Ulrica Nisch, chiamata anche “Suor Niente”. Qui prese i voti nel 1907 e morì 6 anni dopo. Seppe praticare la santità nella semplicità della vita quotidiana.
Il lago di Costanza, guardato sulla cartina, sembra alla chela di un granchio. Stretta tra le mascelle della pinza sta però una bellissima perla: l’isola di Reichenau. Qui visse, poco dopo il Mille, un altro santo: Ermanno lo Storpio, che prigioniero di un corpo rattrappito seppe elevarsi verso le alte vette dello spirito. Scrisse di storia e di astronomia e si narra che fu lui a comporre l’inno Salve Regina.
A Reichenau, che prima dell’anno Mille fu una delle culle della cultura occidentale, sono rimasti parecchi tesori d’arte. Nella basilica di san Giorgio si ammirano splendidi affreschi del X secolo. Nel tesoro del duomo è conservata la reliquia del Santissimo Sangue di Cristo e lo scrigno con le ossa di san Marco.
Alcune impressioni…
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documenti
- Scarica la presentazione del pellegrinaggio qui
- Scarica la seconda circolare con i dettagli del pellegrinaggio qui
- Scarica la mappa GPS del percorso del pellegrinaggio qui (ringraziamo Mario Brignoni)
- Scarica il depliant informativo dell’isola di Reichenau qui
- Scarica il documento informativo su Ermanno lo Storpio qui (testo di Patrizia Solari, fonte: www.caritas-ticino.ch)
- Scarica il documento informativo sui benedettini a Reichenau qui (testo di Patrizia Solari, fonte: www.caritas-ticino.ch)
- Scarica l’altimetria del primo giorno qui
- Scarica l’altimetria del secondo giorno qui
Da Soletta a Mariastein (SO)

Pellegrinaggio numero 3
Dei sette monasteri che compongono la congregazione dei monaci benedettini svizzeri, Mariastein è quello situato più a nord. Si trova in una piega del Giura, regione dove paesaggi tortuosi si alternano a placidi e rilassanti scorci di territorio. Per raggiungere il santuario partiamo dalla città di Soletta e attraversiamo da sud a nord la parte svizzera della catena giurassiana.
Primo giorno: Da Soletta allo Scheltenpass
(Km: 20. Dislivello: 700 m. Mezzi ausiliari: teleferica)
Soletta bagna i piedi nell’Aar e si ripara all’ombra dei contrafforti giurassiani. Città d’altopiano, ha tuttavia alle spalle odore di montagna. È capitale di cantone e sede della diocesi di Basilea, una delle sei diocesi svizzere. Il pellegrinaggio comincia proprio dalla cattedrale di sant’Orso, che è anche un po’ ticinese. Prima chiesa di stile neoclassico della Svizzera, è stata iniziata nel 1762 da Gaetano Matteo Pisoni di Ascona e ultimata 10 anni dopo dal nipote Paolo Antonio.
Da Soletta ci si inoltra nelle gole di Santa Verena, con la cappella dedicata a san Martino e il romitaggio, ancor oggi abitato. Che sorpresa scoprire, nella strettoia delimitata dalle rocce che strapiombano, un angolo di pace dove potersi raccogliere… quando non passa la vociante massa dei turisti, attirati dai due vicini ristoranti.
Giunti ad Oberdorf si prende la seggiovia che porta sul Weissenstein. Con il bel tempo la vista spazia dal Monte Bianco alla Jungfrau. È una montagna che, come dice il nome, appare di color bianco. La sua roccia è infatti composta da calcare e nasconde tra le pieghe diversi reperti fossili.
Dal Weissenstein si scende giù fino a Welschenrohr, e poi di nuovo su lungo la Gola del Lupo – in uno di quei tipici saliscendi che sono la specialità del Giura – fino allo Scheltenpass, dove c’è la strada che porta dritta a Delémont, la capitale cantonale.