Da Einsiedeln al Ranft per il Cammino di San Giacomo

Pellegrinaggio numero 20
Per il ventesimo pellegrinaggio ritroviamo la partenza e l’arrivo del primo: il Ranft e Einsiedeln. Questa volta però a ruoli invertiti. Da Einsiedeln ci dirigeremo verso ovest, riprendendo il Cammino di San Giacomo che parte da Costanza (le prime quattro tratte le avevamo già percorse nei pellegrinaggi 9 e 10). Completiamo così un altro tassello del tragitto che nel Medioevo portava i pellegrini verso la Spagna, per raggiungere Santiago di Compostella e pregare sulla tomba dell’apostolo Giacomo il Maggiore.
Primo giorno: Da Einsiedeln a Brunnen
(Km: 16. Dislivello: 500 m. Mezzi ausiliari: autobus)
Einsiedeln è nostra sede di tappa per la quarta volta (due volte in arrivo, altre due in partenza), non per niente è il più importante santuario mariano su suolo elvetico. Ci siamo giunti nel primo e nel decimo pellegrinaggio, ci siamo partiti nell’undicesimo e nel ventesimo. Imponente è la chiesa, dove subito colpiscono gli stucchi rosa e le decorazioni rococò. Imponente è il monastero, con i grandiosi corridoi e le ali monumentali. Delicata è la cappella della Madonna Nera, dove da secoli i fedeli pongono le loro gioie e le loro pene nelle mani della Vergine.
Attraverso il passo dell’Haggenegg raggiungiamo Svitto, capitale dell’omonimo cantone. Siamo nel cuore della Svizzera, dalla bandiera degli svittesi è nato il vessillo elvetico. E nel cuore della città ecco due perle: la bianca chiesa parrocchiale di san Martino e, poco discosto, il Kerchel, ossario a due piani. Sotto sta la chiesa, sopra la cappella di san Michele arcangelo, quello che pesa le anime dopo la morte, decorata con sfarzosi dipinti.
Ad Unterschönenbuch, frazione di Ingenbohl, visitiamo il santuario di san Vendelino, pastore scozzese dell’Alto Medioevo. È costruzione elegante, ha un portico che invita ad entrare e un tetto a quattro spioventi.
Dello stesso stampo è la cappella federale di Brunnen, sita sul luogo dove venne stipulato il patto del Morgarten del 1315. C’è chi considera questo il vero atto di fondazione della Confederazione Elvetica.
Secondo giorno: da Stans al Ranft
(Km: 17. Dislivello: 700 m)
A Stans, accanto alla monumentale chiesa di San Pietro, ci confrontiamo con un altro mito della storia svizzera: Arnoldo da Winkelried. La statua lo ritrae con il petto trafitto dalle lance: si era infatti sacrificato per creare una breccia nel fronte avversario. Sopra di lui un soldato brandisce il Morgenstern per avanzare tra le linee nemiche.
Eccoci pronti per un’infilata di prati e boschi all’ombra dello Stanserhorn, il corno di Stans. Due le cappelle interessanti a Wisserlen, bucolica frazione di Kerns. Una a Mei, con notevoli ex voto, è dedicata alla Vergine. L’altra è dedicata a santa Caterina d’Alessandria e si trova vicino alla forca dove un tempo venivano giustiziati i condannati.
Ancora si parla di morte poco più in là, nella cappella di sant’Antonio eremita ad Halten, dove una danza macabra accoglie il fedele rammentandogli la caducità della vita.
Le cappelle disseminate nei campi, quasi a fecondare la terra di spiritualità, ci preparano ad una straordinaria visione: la chiesa di san Nicola di Myra nell’omonimo paese, frazione di Kerns. Gli spettacolari affreschi trecenteschi del coro ne fanno uno dei tesori d’arte sacra in Svizzera. 26 riquadri narrano la vita di Gesù, altri 13 raccontano vita e miracoli di san Nicola.
Ci infiliamo nella forra dove ammiriamo con stupore le eleganti linee della Möslikapelle, eremo edificato nel 1484 per ospitare fra Ulrico, discepolo di san Nicolao della Flüe. Poi si attraversa il fiume ed eccoci al praticello del Ranft. La cappella inferiore è sontuosa e contrasta con l’estrema semplicità dell’eremo, poco sopra, dove san Nicolao viveva in umiltà e preghiera.
Da Fischingen ad Einsiedeln proseguendo il “Cammino di San Giacomo”

Pellegrinaggio numero 10
Nell’abbazia di Fischingen c’è la tomba di Idda, contessa del Toggenburgo venerata come santa. Nell’altare-sarcofago a lei dedicato c’è un buco nel quale i pellegrini introducono i piedi chiedendo per sua intercessione di poter guarire dalle malattie degli arti inferiori. Siamo pellegrini privilegiati, i nostri piedi ci permettono di continuare la strada e allora ci incamminiamo verso Einsiedeln, che fu già la meta del primo pellegrinaggio, dove ci aspetta la Madonna Nera.
Primo giorno: da Fischingen a Bubikon
(Km: 20,5. Dislivello: 700 m, mezzo ausiliario: bus)
Il monastero di Fischingen, retto dai Benedettini, ha origini nobili: c’entrano il vescovo di Costanza e i signori del Toggenburgo. Sullo stemma ci sono due pesci: dicono che qui c’era uno stagno. Facciamoci ammaliare dagli stucchi e dalle decorazioni barocche della chiesa ma ritorniamo poi nella cappella di santa Idda. Tra le immagini che illustrano sua la leggenda si trova il cervo con le corna fiammeggianti che le illuminava il cammino. Lasciamo che indichi la strada anche a noi.
Dopo un paio di chilometri si arriva ad Au, paesotto che ospita una chiesa di origine antiche dedicata a sant’Anna e… a santa Idda, potevate ben immaginarlo.
Da qui comincia la salita, verso il cornetto o Hörnli, punto panoramico dal quale nei giorni di bel tempo si gode impareggiabile vista. Diversa la faccenda se il tempo è brutto…
Lungo la strada si incontrano varie locande che un tempo ospitavano i pellegrini. Ad Allenwinde, prima di salire sul cornetto, la locanda Zum Kreuz (alla croce). Dopo essere ridiscesi sul fondovalle del Töss, ecco “Zum Steg”, con all’interno decorazioni del Seicento. Da qui, per risparmiare qualche chilometro, il bus ci trasporta lungo la vallata di Fischental fino a Gibswil.
Poco più avanti, a Blattenbach, ecco una nuova locanda: il “Rothes Schwert” (la spada rossa) dove sulla facciata due iscrizioni ricordano al pellegrino la precarietà dell’esistenza.
Il nostro cammino termina nella commenda dei cavalieri di san Giovanni a Bubikon. Uno splendido complesso di edifici medievali, realizzato dall’ordine equestre (divenuto più tardi Ordine di Malta), per offrire assistenza ospedaliera ai pellegrini. Tracce di affreschi del Duecento si vedono ancora nella cappella in cui viene celebrata la santa messa.
Secondo giorno: da Rapperswil ad Einsiedeln
(Km: 13. Dislivello: 700 m, mezzo ausiliario: battello)
Manco a dirlo, anche a Rapperswil sorgeva un luogo dove dare accoglienza ai pellegrini: l’ospedale dello Spirito Santo. C’è anche la casetta santa (Heilig-Hüsli), che si trova su uno scoglio all’inizio della passerella di legno – ricostruita nel 2001 – che nel Medioevo permetteva ai pellegrini di attraversare il lago di Zurigo. Lunga un chilometro e mezzo, conduce ad Hurden, dove la cappella di Nostra Signora accoglie il viandante dopo l’audace impresa.
Noi però prendiamo il battello perché in mezzo al lago ci aspetta una notevole sorpresa. L’isola di Ufenau, infatti custodisce la chiesa dei santi Pietro e Paolo, del VII secolo, quando i santi Gallo e Colombano percorsero questi territori per portarvi la Buona Novella. Sulla collinetta che domina l’isola c’è la cappella di san Martino, con interessanti tracce d’arte.
Attraversato il lago arriviamo a Pfäffikon, dove l’arte sacra fa a pugni. Vicino al lago si vede ancora la cappella del castello, con tracce gotiche e barocche. Poco più in là sta invece l’odierna chiesa parrocchiale. A voi scegliere quale stile piace di più.
Da qui saliamo verso il passo dell’Etzel. Percorriamo la stessa strada che nell’Alto Medioevo fece Meinrado, monaco isolano, viveva infatti nell’abbazia di Reichenau. Scelse questo monte per ritirarsi in solitudine. Si può leggere la sua storia sugli affreschi della volta della cappella a lui dedicata, restaurati con il concorso del massagnese Tita Pozzi. Il ricordo del santo monaco non vive qui solo grazie alle immagini; nella cappella sono state tumulate anche le sue interiora.
Continuiamo sui passi del buon Meinrado che ripartì dall’Etzel, scese lungo la Sihl, raggiunse un lago, si inoltrò nei boschi e finalmente trovò un luogo ancor più appartato dove raccogliersi in preghiera. Si costruì una cella dove poi morì, accompagnato dai leggendari corvi. Dopo un paio di secoli la sua cella divenne una cappella, attorno sorse un monastero e pian piano quel luogo di solitudine divenne una delle mete di pellegrinaggio più frequentate della cristianità: Einsiedeln.
Alcune impressioni…
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Da Einsiedeln ai monasteri dei cantoni di Zugo e d’Argovia

Pellegrinaggio numero 11
Non prenderemo il classico Cammino di Santiago, quello che i pellegrini seguivano nel Medioevo e che da Einsiedeln li conduceva a Svitto attraverso il passo dell’Haggenegg. Quella strada l’abbiamo già fatta a ritroso nel primo pellegrinaggio. Brunello ne ha disegnata un’altra che ci porterà alla caccia di monasteri. Il primo giorno procederemo a saliscendi e ne incontreremo due. Il secondo giorno attraverseremo le morbide pianure e ne incontreremo tre.
Primo giorno: da Einsiedeln a Gubel
(Km: 17,5. Dislivello: 600m)
Eccoci ancora ad Einsiedeln. È come il punto centrale di una corsa a stella: da qui si parte e si arriva e la Madonna è anche la stella che guida il nostro peregrinare. Lasciamoci stupire dall’interno della chiesa, dall’impianto barocco e dalle prodigiose decorazioni rococò. Migliaia di pellegrini vengono oggi a posare i loro piedi dove un tempo l’eremita aveva cercato silenzio ed essenzialità.
Un saliscendi impegnativo per le gambe ci porta sulla collina di Sankt Jost, l’eremita san Giudoco, vissuto in Normandia. Fu anche lui pellegrino e ben conosce il mal di gambe. Va invocato per i problemi agli arti inferiori, è l’alter ego maschile di santa Idda. Di lei va ricordato l’altare del precedente pellegrinaggio sotto al quale infilare i piedi, di lui restano tracce a Walberg presso Bonn, dove sembra che le sue gambe siano conservate come reliquia.
Sulle alture di Menzingen in zona detta Gubel, eccoci al convento delle suore cappuccine dedicato a Maria Ausiliatrice (Maria Hilf). Il convento sorge su una cappella a ricordo della battaglia del 1531, l’ultima delle guerre di Kappel, le cosiddette guerre della minestra. I cattolici dei cantoni primitivi avevano il latte, i protestanti della pianura il pane. Li condivisero e assieme mangiarono la zuppa.