Primo giorno: Hospental – Andermatt / Göschenen / Amsteg-Erstfeld

(Km: 14. Dislivello: 277 m, mezzi ausiliari: treno e bus)

Hospental sta per ospizio, ospedale. Situata ai piedi del passo del San Gottardo questa località è importante crocevia di passi alpini. Tra le case del borgo vecchio, con la pavimentazione di un tempo, spicca la bella chiesa di Santa Maria Assunta, dove si sente profumo di Walser: ci sono altari lignei, drappi processionali, santi dappertutto.


Andermatt sta sotto la protezione del Bosco Sacro e dei santi Pietro e Paolo, patroni della chiesa parrocchiale (impressiona, in questa chiesa, il Cristo crocifisso che trasuda sangue). Altri santi vegliano su questo borgo dai rispettivi edifici sacri: san Michele, san Colombano, Maria Ausiliatrice (anche lei con funzione di riparo valangario). Purtroppo non sono riusciti a proteggerlo dalla speculazione edilizia dell’imprenditore egiziano.


Si potrebbe scendere lungo le Gole della Schöllenen, come fece Suvorov con il suo esercito, e si potrebbe anche passare sul Ponte del Diavolo, come fece il caprone. Ma le valanghe incombono ed è meglio non correre rischi. Con il treno raggiungiamo Göschenen, regno del grigio: grigie sono le case, grigie le rocce, grigia la ferrovia; quel giorno era grigio anche il tempo.


La chiesa di Wassen è conosciuta perché si vede tre volte dai finestrini del treno. Dal momento che, almeno esteriormente, tutti l’hanno vista così tanto, passiamo oltre e raggiungiamo la pianura della Reuss.


Un tempo c’erano pochi medici e poche medicine, così che per curarsi la gente ha imparato ad arrangiarsi diversamente. Faceva infatti ricorso ai 14 Santi Ausiliatori: il decollato san Luigi sanava il mal di testa; santa Barbara, più forte delle fiamme durante il martirio, proteggeva contro i fulmini; l’esorcista san Ciriaco liberava dalle tentazioni diaboliche. A Dörfli (comune di Silenen) sta una splendida cappella con affrescati questi 14 santi.


Terminiamo la giornata con il santuario mariano di Nostra Signora nel Prato della caccia a Erstfeld, dove il telo con l’immagine acheropita non si trova tra le mani della Veronica, ma nel palco di un cervo. Da qui, lungo la Via delle Genti, sono passati pellegrini, cacciatori, somieri, eserciti, viandanti e anche le reliquie dei Re Magi, in viaggio da Milano a Colonia.

Secondo giorno: Altdorf – Riedertal – Attinghausen – Seedorf

(Km: 17. Dislivello: 577 m)

Sulla piazza di Altdorf c’è la statua di Guglielmo Tell col figlio Gualtierino. “Desmetela de bev, papà, se no te ghe vedet dopi”, supplica il buon Gualtierino nella canzone di Davide Van De Sfroos. Noi non vedremo doppio ma, anche in questa giornata, molto, a cominciare dalla parrocchiale di san Michele ad Altdorf e dalle fiorite croci ferree del cimitero che la circonda.


Via verso Bürglen, paese che diede i natali al nostro eroe nazionale. Nella cappella di Tell con il ciclo di affreschi sulla sua vita, è ritratto anche il fido Gualtierino, spesso dimenticato dalla storia, che così si racconta: “e pensà che seri mi, quel fiöo con la poma in sula crapa, e podevi mia tremà e pregavi: “sperém che la ciapa!”


Una Via Crucis si infila nella Riedertal, valle dai pendii scoscesi dove i verdi prati raccontano le fatiche dei contadini. La strada s’impenna, indurisce le gambe, taglia il fiato. D’un tratto un dolce suono di campane dà sollievo alle fatiche della salita…


… non sembra vero, ma in mezzo a questa valle arcigna si disegna un santuario mariano e quando apri il suo portone resti a bocca aperta nell’ammirare la navata e il soffitto rivestiti di spettacolari affreschi cinquecenteschi. Sulla controfacciata il Giudizio Universale ti fa credere d’essere a Torcello o a Pisa, nel cuore dell’arte medievale, eppure sei solo in una sperduta valle alpina! Sembra quasi un miraggio: devi pizzicarti per essere sicuro di non sognare.


A Bürglen la Madonna ti aspetta in fondo alla Ridertal ma ti accoglie anche in paese, nella cappella di Loreto della frazione di Stalden. Qui si trova la Santa Casa di Nazareth, partita nel 1291 (il patto del Grütli… il Guglielmo… solo una coincidenza?) e trasportata dagli angeli a Loreto, per poi duplicarsi in centinaia di copie in tutta Europa; in Svizzera ce ne sono ben 45!


Scendiamo sul fondovalle e torniamo alle chiese imponenti. A Schattdorf ce n’è una che può ospitare anche 600 persone. L’hanno costruita in posizione dominante, quasi a sorvegliare il paese. Nell’altare maggiore ecco una Madonna trasformista: un meccanismo nascosto la presenta ai fedeli ora incoronata, ora assunta.


Attraversiamo la Reuss e portiamoci sul versante opposto. Anche qui dominante, pur se dominata dalle rovine di un castello, ecco la chiesa di Attinghausen. Non ha il gallo sul campanile: c’è chi dice che sia stato nottetempo sottratto dal celebre ristorante poco lontano, che aveva finito le scorte…


A Seedorf c’è un monastero che in origine era un lazzaretto. Abbiamo cominciato il trentaduesimo pellegrinaggio in un ospedale, lo terminiamo in un altro. Pur sempre di carità si tratta: una parola che è sinonimo di amore. Nel Cinquecento vennero ad insediarsi in questa piana prossima al lago alcune monache benedettine provenienti dall’abbazia di Claro; anche loro, come noi, si erano mosse lungo la Via delle Genti.

Grimmenstein – Jakobsbad. L’Appenzello interno.

Pellegrinaggio numero 14

Appenzello viene dal latino “abbatis cella” (la cella dell’abate), lo potete leggere sulla cartina settecentesca. Ma se è chiaro di che abate si tratti (quello della vicina San Gallo), ancora oscura è la questione della cella. Si tratta di una piccola stanza, dove l’abate poteva riposarsi e trovare la tranquillità, o della cantina, dove invece rifocillarsi? Entrambe le ipotesi sono convincenti. Appenzello è oasi di pace e di natura ma anche luogo di agricoltura e pastorizia. A noi persuadono entrambi i significati.

PRIMO GIORNO: DAL CONVENTO DI SANTA OTTILIA A GRIMMENSTEIN A QUELLO DI MARIA ROSENGARTEN A WONNENSTEIN

(Km: 17,5. Dislivello: 600 m. Mezzi ausiliari: autobus)

Appenzello è nato nel 1513 come cantone a sé stante poi, in seguito ai contrasti tra cattolici e protestanti, si è diviso in due semi-cantoni. Il Canton Appenzello Interno, a maggioranza cattolica, ha quattro exclavi (due territori e due conventi) completamente circondati dal cantone di Appenzello Esterno. Uno di questi è il convento di santa Ottilia a Grimmenstein, delle suore cappuccine. Si occupano della nostra salvezza spirituale attraverso la preghiera, e della nostra salvezza materiale, producendo medicinali a base di erbe, balsami, tisane e l’amaro francescano.

 

 

 

Questo angolo ad est di Appenzello si infila nella valle del Reno. A noi sta ora il compito di procedere verso ovest, slalomando tra exclavi e cantoni, e di risalire la china, un po’ a piedi un po’ supportati dagli autobus.

Superando le dolci colline appenzellesi, ricamate dalle strade ferrate giungiamo ad Haslen, nel territorio di Appenzello Interno, dove ci aspetta il santuario di Maria Ausiliatrice (Maria Hilf). È chiesa di inizio Novecento, edificata nello stile neoromanico. L’impianto è effettivamente simile al romanico, ma c’è anche molto “neo”, perché dello stile medievale mancano l’essenzialità e la compostezza.

 

 

Terminiamo la giornata in un altro convento appenzellese. Siamo nel roseto di Maria (Maria Rosengarten) a Wonnenstein. Giusto per confondere ancora un po’ le idee, questa è un’altra exclave di Appenzello Interno: siamo infatti nel canton Appenzello Esterno, anche se ci troviamo a pochi metri di questo stesso cantone. Inutile cercare spiegazioni. Anche qui ci sono suore cappuccine che analogamente a quelle incontrate all’inizio della giornata si occupano della salvezza di tutti gli uomini. Indistintamente.

SECONDO GIORNO: DALL’EBENALP A JAKOBSBAD

(Km: 19. Dislivello: 350 m. Mezzi ausiliari: filovia)

Da Wasserauen, sul fondovalle, la funivia che sale un dislivello di 700 metri ci porta ai 1600 metri del verde balcone dell’Ebenalp. Da qui un sentiero tracciato in un’impressionante parete verticale scende sulla Wildkirchli, la chiesetta selvaggia dedicata all’arcangelo Michele, proprio accanto al ben più noto ristorante dell’Aescher. Prima degli eremiti qui solevano ritirarsi gli orsi e gli uomini primitivi.

 

 

 

A Steinegg occorre fermarsi alla cappella di santa Maria Maddalena, per gustarsi fuori i graffiti e dentro gli angeli che volano sul soffitto. Le creature alate sono opera di Johannes Hugentobler, detto il “pittore degli angeli”, artista capace di rendere visibile l’invisibile.

 

 

 

 

 

Ad Appenzello ci aspetta il tozzo campanile della chiesa di San Maurizio, con accanto il cimitero che sa di giardino. Bisogna poi percorre la via che attraversa il borgo e guardare all’insù, dove le pareti colorate delle case si esibiscono all’incedere del viandante. Occhio a non lasciarsi sfuggire la minuta cappella della Santa Croce, con le vetrate di Ferdinand Gehr che ricordano i misteri dolorosi. Il percorso ha sbocco naturale sulla piazza della Landsgemeinde, cuore della democrazia elvetica.

 

 

 

Ai margini del paese, in località Rinkenbach, ecco la cappella santuario di sant’Antonio di Padova, eredità della spiritualità francescana che guarnì di conventi la cittadina. Un tempo fu meta di pellegrinaggi sin dal Liechtenstein, per implorare la protezione su cavalli e mucche.

 

 

 

 

 

Via ancora, a superare declivi, a scendere colline, a lasciar correre i passi lungo la pianura. Si raggiunge infine Jakobsbad, dove un’altra casa di cura ci ricorda la vocazione appenzellese per occuparsi dei malati. A noi interessa però il convento Leiden Christi, intitolato alla Passione di Nostro Signore. Le suore, anche qui cappuccine, pregano, ospitano pellegrini, producono medicamenti, il liquore Angelika e portano un cordone rosso in segno di devozione al Prezioso Sangue di Cristo.