Da Costanza al monastero di Fischingen per il “Sentiero degli Svevi”

Pellegrinaggio numero 9
Cosa ci stava a fare il cartello con la scritta “1950 km nach Santiago de Compostela” davanti al duomo di Costanza? (Almeno così era quando ci siamo andati noi, nel 1996. Vent’anni dopo, quando si scrivono queste righe, i chilometri sul cartello sono diventati 2340). Chilometro più, chilometro meno, stanno ad indicare che la strada per Santiago è ancora lunga. Era la meta di chi, nel Medioevo, partiva a piedi dalla regione della Svevia (in sostanza la Germania meridionale a ridosso del confine svizzero) per andare a mendicare sulla tomba di san Giacomo la salvezza per la propria anima. In questo nono pellegrinaggio ripercorreremo la strada dei pellegrini medievali che raggiungevano il monastero di Fischingen dalla città di Costanza. È parte dell’itinerario denominato “Sentiero degli Svevi”, per buona parte sul territorio del Canton Turgovia.
Primo giorno: da Costanza a Kaltenbrunnen
(Km: 22, dislivello: 250 m.)
Si comincia nel duomo di Costanza, che nel Quattrocento ospitò il concilio per mettere pace tra papi e antipapi che governavano la Chiesa cattolica. Dal duomo si accede alla Rotonda di san Maurizio, al centro della Rotonda sta il Santo Sepolcro, pregevole costruzione a base di dodecagono con le statue dei 12 apostoli, tra cui san Giacomo. Ha in mano 7 bastoni da pellegrino e diverse bisacce con le conchiglie. È forse pronto a distribuirceli?
Dal confine di Kreuzlingen, raggiunto a piedi, saliamo in bus a Bernrain dove sta la cappella di Santa Croce, edificata nel Medioevo come luogo di pellegrinaggio. Prima tappa lungo la via di san Giacomo, offre impareggiabile vista sul Lago Bodanico. I dipinti della cappella raccontano la leggenda di un ragazzo sfacciato che cercò di pulire il naso al Cristo crocifisso.
I dolci declivi del canton Turgovia, gli ampi boschi, le case a graticcio, i frutteti e gli insolenti cagnolini (non solo i ragazzini sono sfrontati in questo ameno territorio) accompagnano il nostro incedere. Seguendo i cartelli con la conchiglia passiamo da Ellighausen, poi da Lippoldswilen, poi anche da Bussnang, paeselli che si tuffano nel verde della campagna.
Ed eccoci finalmente a Kaltenbrunnen, dove san Giacomo ci osserva da una vetrata della cappella a lui dedicata. Il luogo sacro si trova tra i prati e la strada, ed ha in testa un piccolo campanile con tetto a cipolla.
Secondo giorno: da Lommis a Fischingen
(Km: 19, dislivello: 400 m.)
Il campanile a cipolla dell’arrivo di ieri spiccava per eleganza curvilinea. Il campanile della partenza di oggi, a Lommis, spicca invece per improbabili angolature geometriche, anche se ospita delle cinguettanti campane dal suono festaiolo e cristallino. Il buon Giacomo apostolo, che paterno veglia sul nostro cammino, è stato scelto come patrono anche di questa chiesa. La qual chiesa ha anche una cappella dedicata a Idda, santa che presto ritroveremo.
Per non voltare le spalle alla protezione divina, ma per variare pur sempre i santi, eccoci a Münchwilen, nella frazione di Sankt Margarethen, dove sostiamo nella cappella a lei dedicata. Anche questa, già nel Medioevo, era un’imprescindibile tappa del pellegrinaggio lungo il Sentiero degli Svevi. Lo si vede anche dalle scritte lasciate sui muri dai pellegrini.
Bello il santuario mariano delle Tre Fontane (Dreibrunnen) presso Wil. Ha un ampio portico, con le arcate che appoggiano su colonne sottili. All’interno, l’armonia degli spazi e delle luci aiutano il mistico pregare. Fanno da contrasto gli affreschi sulla volta, che illustrano le cruente battaglie di Lepanto e di Vienna.
Con una breve ma intensa salita raggiungiamo la cappella barocca di san Martino ad Oberwangen. Anche lei ha radici antiche, risale forse all’anno Mille. La si riconosce dall’ampio cupolone, messo lì come se fosse il cappello a bombetta della collina su cui si trova.
I declivi si sono accentuati e i boschi sono diventate abetaie. Tutt’a un tratto, uscendo dal bosco, verdi prati accompagnano lo sguardo verso un grande edificio meta e riposo del pellegrino. È il monastero di Fischingen, fondato anche lui nel Medioevo per incarico del vescovo di Costanza. Ha possenti ed eleganti lineamenti.
A Fischingen, davanti al monastero, c’è anche lì un cartello. Vi si legge nel 2016: “2300 km nach Santiago de Compostela”. È la strada che riprenderemo nel prossimo pellegrinaggio.
Nei luoghi di san Francesco di Sales

Pellegrinaggio n. 8
Eccoci di nuovo in Francia: dopo l’Alsazia ci aspetta l’Alta Savoia, dove cammineremo sulle tracce di san Francesco di Sales, patrono degli scrittori. Francesco fu uomo conosciuto per la sua bontà d’animo; “Se sbaglio, voglio sbagliare piuttosto per troppa bontà che per troppo rigore”. La prima parte dell’itinerario si snoda nell’alta valle dell’Arve, fiume che incontrerà il Rodano appena questi lascia il Lago Lemano. Nella seconda parte ci spostiamo di 50 chilometri ad Ovest, per salire sulle colline che dominano la riva francese del Lemano.
Primo giorno: da Les Houches al Plateau d’Assy
(Km: 14,6. Dislivello: 700m)
Per raggiungere la Francia dall’Italia si deve passare attraverso un traforo scavato sotto il massiccio del Monte Bianco. Si sbuca a Chamonix e dopo pochi chilometri eccoci a Les Houches, dove una monumentale e inquietante statua in cemento armato di Cristo Re, alta 25 metri, innalza lo sguardo verso il Monte Bianco, la montagna più alta d’Europa.
L’itinerario pedestre si snoda sul fianco destro della valle dell’Arve, tra boschi, villaggi e case di vacanza, corteggiando la quota dei 1000 metri di altitudine. Scendiamo sul fondovalle per raggiungere Servoz, dove c’è una chiesa dedicata a san Lupo, vescovo di Troyes nei primi anni del cristianesimo.
Il nostro saliscendi tra terrazzo alluvionale e fondovalle ci porta ad ammirare la grandezza della natura ma anche l’insipienza dell’uomo, che l’ha sfregiata con sproporzionati villaggi di vacanza.
Da Servoz un’impegnativa salita ci porta al Lac Vert, di nome e di fatto, che troviamo però imbiancato.
Eccoci finalmente al Plateau d’Assy dove un tempo si trovavano sanatori per i malati di tubercolosi. Oggi ammiriamo la cappella di Notre-Dame-de-Toute-Grâce, considerata la chiave di volta per il rinnovamento dell’arte sacra nel ventesimo secolo. La facciata è un mosaico di Fernand Léger. All’interno si trovano opere di altri artisti immensi, tre su tutti: Georges Rouault, Henry Matisse, Marc Chagall. Una meraviglia creata dall’uomo che può rivaleggiare con il Monte Bianco, meraviglia creata da Dio che si contempla da quassù.
Secondo giorno: Da Vozerier ai Monts Voirons
(Km: 10,4. Dislivello: 650 m, mezzo ausiliario: bus)
Dove l’Arve ha trovato la quiete della pianura sta il villaggio di Vozerier. Da qui un tranquillo sentiero ci porta a La Roche-sur-Foron. Nel mezzo dell’itinerario sostiamo alla cappella della Bénite Fontaine voluta da san Francesco di Sales, allora vescovo di Ginevra, accanto ad una sorgente d’acqua miracolosa. Una Lourdes in miniatura, meta di pellegrinaggi da tutta la Savoia.
Nell’Ottocento il santuario è stato ricostruito in stile neogotico.
Con un viaggio in bus di una ventina di chilometri raggiungiamo il Col de Saxel, a quota 943, dove piccoli villaggi si nascondono tra i boschi. Sotto c’è la pianura del Chablais ginevrino, territorio che costeggia il Lago Lemano tra le città di Ginevra e Thonon-Les-Bains. A Saxel, comune che si trova qualche metro sotto al colle, la chiesa è stata costruita su uno sperone roccioso.
Dal colle parte il breve cammino che ci porta, in 5 chilometri d’ascesa, verso il monastero Notre-Dame de la Gloire-Dieu, dove vivono le suore della congregazione Petites Soeurs de Bethléhém. È stato fondato nel 1967, sul culmine della montagna che domina il Lemano, dove san Francesco di Sales amava raggiungere un gruppo di eremiti.
Qui vengono ospitate le postulanti della congregazione per i loro anni di noviziato; il viso raggiante della suora che incontriamo ci rivela il suo colloquio quotidiano con Dio. Per la preghiera indossano una veste bianca e immacolata, come vestito di bianco è l’omonimo monte, che si contempla da quassù e che ha accompagnato i nostri passi sulle strade dell’Alta Savoia.
Da Coira a Mels per la Signorìa grigionese

Pellegrinaggio n. 29
L’acqua porta la vita alla gente. I monasteri portano la vita allo spirito. Lungo il Reno, corso d’acqua che attraversa la nostra nazione, sono fioriti nel Medioevo grandi monasteri. Disentis vicino alle sue sorgenti, Mehrerau dove il Reno va a baciare il lago di Costanza, Reichenau dove lo lascia dopo un lungo amplesso. Tutti luoghi già visitati gli scorsi anni. Ne mancava uno: Pfäfers, che si trova dove il Reno, dopo la veemente corsa iniziale, trova la tranquillità della pianura.
