SECONDO GIORNO: DALLO SCHLUCHTSEE A TODTMOOS

(Km: 16. Dislivello: 400 m)

Giornata d’acqua, non soltanto nel ricordo di quel 23 maggio 1999, quando camminammo nella Foresta Nera, ma anche in relazione ai luoghi visitati.

Si parte dallo Schluchsee, lago formato dall’opera dei ghiacciai e poi ingrandito con una diga, opera dell’uomo. La Dreiseebahn è una ferrovia a vocazione turistica di una ventina di chilometri che lo collega con il Titisee e che attraversa una regione dal carattere bucolico e romantico.

Dopo Pietro e Maria (Märgen), ecco un altro santo: Biagio. Il borgo di St. Blasien è sorto allungandosi in riva al fiume, per accompagnare l’abbazia benedettina la cui origine risale all’IX secolo. Era filiazione dell’abbazia di Rheinau (quella sulla doppia ansa del Reno), dalla quale ricevette le reliquie di san Biagio, protettore dalle malattie della gola. Il duomo del borgo spicca per l’imponente cupola neoclassica, alta 64 m e con un diametro di 32, edificata sul modello del Pantheon di Roma.

Raggiungiamo Todtmoos, priorato dell’abbazia di St. Blasien, percorrendo il Kirchweg. Qui venivano accolti i numerosi pellegrini che giungevano per pregare la Madonna addolorata, specialmente in tempi di guerre ed epidemie. La chiesa si raggiunge al termine di una ripida salita, che affrontata al termine di due giorni di cammino la fa diventare ancor più ostica. Cosa c’entra Todtmoos con l’acqua? Beh, la traduzione italiana del toponimo suona “acquitrino del morto”. Brrrrrrr…

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Lachen – Wattwil. Nella pianura della Linth

Pellegrinaggio numero  16

La pianura della Linth fa da scenario al primo giorno di cammino. Nel Primo Ottocento l’opera dell’uomo – a idearla fu Hans Conrad Escher – realizzò il canale che trasformò questa regione acquitrinosa e malsana in un terreno adatto alla coltivazione. Partendo da questa pianura che si fa bella tra due specchi d’acqua (il Walensee e il lago di Zurigo), il secondo giorno puntiamo a nord ondeggiando tra le colline del Toggenburgo. È stata questa la sedicesima e ultima volta che don Marco Dazzi, parroco di Massagno, ha guidato il cammino dei pellegrini.

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PRIMO GIORNO: DA LACHEN A BENKEN

(Km: 20. Dislivello: 350 m)

Si parte dal lago di Zurigo, in territorio del Canton Svitto. A Lachen dove una volta c’era un canneto (Ried) in riva al lago, è stata edificata una cappella dove nel 1529 una statua della Madonna fu rinvenuta da un pescatore nelle acque. L’uomo la portò a casa sua e questo fu il primo atto di una lunga vicenda che ci porta oggi ad ammirare il santuario di Maria Addolorata.

A Galgenen ci fermiamo a pregare san Giudoco (Jost), eremita e pellegrino, nella cappella affrescata dentro e fuori. L’hanno messo qui perché è una tappa del Cammino di Santiago, lungo la via che da Rorschach portava ad Einsiedeln. Splendido l’interno con le storie di san Nicolao e di san Giudoco alle pareti che sembra di leggere un fumetto, e preziose le medievali scene della Passione di una “Biblia pauperum”.

Altro fumetto affrescato nella chiesa di Siebnen. Questa volta racconta la storia di san Nicola (quello di Bari, non il nostro Nicolao nazionale). Bisognerebbe prendere il tempo e sostare con calma in queste chiese per leggere e contemplare. Ma dobbiamo riprendere il cammino per giungere alla meta prima di sera.

Siamo in terra fertile per la fede, poco distante dal santuario mariano di Einsiedeln. Ci spostiamo di pochi chilometri ed ecco un nuovo notevole edificio religioso. È la cappella della santa Trinità a Tuggen, dove è raccontato in grisaille il miracolo della guarigione di Anna, bambina paralitica di Uznach. Anche questo un fumetto murale, decisamente agli Svittesi di un tempo piaceva raccontare storie. In questo stesso paese trovasi anche una cappella di Loreto, una delle 41 ricostruzioni svizzere della Santa Casa trasportata dagli angeli nelle Marche.

Eccoci nel castello di Grynau, sui bordi del canale della Linth, qualcuno sarà sorpreso perché non si tratta di un edificio sacro. E invece andiamo lì proprio perché ci interessa sostare nella cappella dei 14 santi Ausiliatori, gli antesignani della moderna medicina. Luogo prediletto dagli ipocondriaci che potevano allegramente sbizzarrirsi nelle devozioni. Sant’Erasmo per lenire il mal di pancia, sant’Acacio per far passare l’emicrania, san Vito come antiveleno…

Ultima tappa di questa giornata ricca di tesori d’arte e di fede è il santuario Maria Bildstein di Benken, nel Canton San Gallo. Saliamo sulla collina che si erge in mezzo alla pianura dove ci aspettano le grotte posticce, la Via Crucis e la moderna chiesa. Su questa collina del Buchberg un tempo la gente saliva per implorare la Madonna contro la malaria. Poi arrivò a bonificare l’ingegner Hans Conrad Escher, che terminata l’opera ricevette anche la qualifica onoraria di “von der Linth”.

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SECONDO GIORNO: DA WEESEN A WATTWIL

(Km: 17. Dislivello: 700 m, mezzo ausiliario il bus)

Weesen non è il punto di partenza del cammino odierno, se fossimo al Giro di Francia diremmo che è una partenza fittizia. A Weesen si pernotta e ci si rifugia sotto le ali della Madonna (Maria Zurflucht), nel convento delle suore domenicane contemplative. La comunità è attiva nella fabbricazione di ostie e recentemente è stata reintrodotta la vigna. Il pane e il vino, simbolo dell’eucarestia. Un tempo il convento era sulla riva del lago. Dopo l’intervento del nostro amico Escher il lago si è ritirato di 200 metri e il convento, senza essersi mosso, sta ora in collina.

La partenza effettiva avviene ad Uznach dove c’è l’abbazia St. Otmarsberg, dei monaci benedettini della congregazione missionaria di santa Ottilia, il cui motto è “lumen caecis” (luce per i ciechi). Forse è per questo che chiesa e monastero, edifici di recente costruzione, sono stati dotati di un imponente impianto per l’energia solare. È una congregazione missionaria, che conta circa 1100 monaci in 20 monasteri sparsi in quattro continenti.

A Gommiswald troviamo le suore del convento Monte Sion, ordine che si rifà alla regola di sant’Agostino. È l’ultimo monastero premonstratense ancora esistente in Svizzera. Le monache lavorano nei campi, assistono le persone nella casa di cura annessa al convento e da 250 anni pregano per noi assieme alla Madonna, inginocchiandosi nella sua Santa Casa che è stata qui ricostruita nel Settecento.

Si valica il passo del Ricken e si sale fino nella zona di Laad dove c’è il ricordo di un pranzo in cascina scaldati dal fiato delle mucche. Camminando tra boschi e valli e passando da una fattoria all’altra in queste terre d’insediamento diffuso, giungiamo a Wattwil, dove ci aspetta, arroccato sul paese e chiuso entro un muro di cinta, il convento santa Maria degli Angeli delle suore cappuccine. Nido d’aquila, dove gli angeli hanno trovato dimora.

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Neuenkirch – Beromünster. Attorno al lago di Sempach.

Pellegrinaggio numero  17

Nel mezzo dell’Altopiano, non lontano da Lucerna, c’è un lago tranquillo, pacato. Si è adagiato tra le colline e sulle sue sponde sono venuti a sorgere ridenti villaggi. Difficile immaginare che questo luogo bucolico fu teatro di guerra e invece… Girando attorno al lago di Sempach incontreremo santi, battaglie, oratori, eroi nazionali e tanta, tanta campagna. Il diciassettesimo pellegrinaggio di Momenti d’Incontro è stato anche il primo guidato spiritualmente dal nuovo parroco di Massagno, don Paolo Solari.

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PRIMO GIORNO: DA NEUENKIRCH A SURSEE

(Km: 21. Dislivello: 400 m)

Neuenkirch si trova a sud del nostro placido lago e in questo villaggio impariamo a conoscere il beato Niklaus Wolf. Nasce qui nel 1756 e fa la vita che è un po’ quella di tutti: lavora nei campi, si occupa degli animali e ha una famiglia numerosa. La sua rettitudine lo porta a diventare membro del Gran Consiglio del Canton Lucerna, ma il suo carisma è ben altro: diventerà guaritore di anime, organizzando gruppi di preghiera, e guaritore di corpi, grazie alle sue doti taumaturgiche.

Abbiamo detto delle doti miracolose del beato Niklaus, ma in questi territori non era il solo. A Ruswil incontriamo la cappella dei santi Ulrico e Afra. Il primo, nato vicino a Zurigo, patrono delle gestanti e con la croce pastorale che guariva dal morso dei cani rabbiosi. La seconda di origini africane e senza particolari patrocini. Quello che però avvicina maggiormente il carisma del nostro beato sono i 14 santi Ausiliatori, invocati in caso di malattie, presenti anch’essi nella cappella di Ruswil.

Scorrazzando nella dolce campagna, eccoci al villaggio di Buttisholz, dove sta il santuario di sant’Ottila. L’occasione per informarci un po’ su questa santa. Visse nel Primo Medioevo, nacque cieca e ritrovò la vista con il battesimo. Ricevette dalla famiglia un castello che poi trasformò in monastero di cui divenne badessa. Trascorse la sua esistenza in Alsazia, terra della quale è ora anche patrona.

Eccoci finalmente arrivati sul lato nord del nostro pacifico lago, nella storica cittadina di Sursee. In cima ad una collinetta troviamo il santuario di Mariazell, dove si possono ammirare tre altari su cui sono raffigurate, sull’esempio di Sacri Monti, scene plastico-teatrali della vita della Madonna.

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SECONDO GIORNO: DA NEUENKIRCH A BEROMÜNSTER

(Km: 20. Dislivello: 350 m, mezzo ausiliario il bus)

Come già nel pellegrinaggio dell’anno precedente, la domenica iniziamo con una partenza fittizia, così da visitare l’abbazia di santa Caterina a Eschenbach. Di questo grande monastero cistercense femminile ci portiamo in ricordo una delle più grandi meridiane della Svizzera, che risale al 1683 e porta sul cartiglio il motto, ripreso anche dalla Regola di san Benedetto: “non tramonti il sole sopra la vostra ira”.

Per la partenza effettiva siamo a Neuenkirch. Questa volta sostiamo davanti al sepolcro del beato Niklaus Wolf, che si trova sotto la parrocchiale di sant’Ulrico. Sulla tomba sta l’epitaffio che è un po’ la cifra stilistica del nostro e che non è altro che una citazione della lettera agli Ebrei: “Il giusto vive della fede”.

E via nuovamente con i santi Ausiliatori. Questa volta li troviamo nel santuario dei santi Gallo e Einbetta (avete letto bene, c’è scritto Einbetta, è un’altra santa alsaziana) ad Adelwil. Ci sono tutti, da Pantaleone ad Acacio, da Eusatchio a Margherita. Forse è dalla loro opera d’intercessione che ha preso esempio il nostro beato guaritore.

Eccoci di nuovo sulle sponde del serafico laghetto di Sempach, nella località che gli ha dato il nome. Saliamo sulle alture e prima visitiamo la chiesa di san Martino, con begli altari lignei a sportelli gotici, poi la cappella della battaglia di Sempach, eretta dove i Confederati sconfissero gli Asburgo e ricoperta di stemmi araldici. Su un’intera parete si può ammirare il dipinto dello scontro, con il valente Winkelried trafitto dalle lance che spiana la strada ai suoi commilitoni.

A Gormund, frazione di Neudorf c’è tempo per una preghiera nel santuario dedicato a Maria della Misericordia “Maria Mitleiden”, dove anche il nostro beato amava rivolgersi a Dio. Nel Cinquecento fu la Madonna, con un soave canto, a suggerire a un contadino di costruire un’edicola dove venerarla.

Terminiamo a Beromünster (il monastero di Bero) dove due edifici sacri sono di fondazione medievale. Situato su un colle c’è il monastero dei canonici, che venne fondato, come dice il nome, da un conte di nome Bero. Nel bel mezzo del borgo sta la pittoresca collegiata di San Michele, splendido edificio che dà il tono al paese antico. Sarebbe bello essere qui nella Settimana Santa, per ammirare la monumentale tela con il racconto della Passione, o il giorno dell’Ascensione, dove si svolge una processione in pompa magna alla quale partecipano anche soldati a cavallo.

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