03 – Monts Voirons

Tappa tutta all’estero. Andiamo a prendere l’autostrada, passiamo da Torino, Aosta e poi ci infiliamo nella galleria del Monte Bianco. Dall’altra parte ci aspetta la Francia; scendiamo lungo l’Arve fin quasi a Ginevra.

Nel 1995 il pellegrinaggio è stato dedicato a San Francesco di Sales, il santo savoiardo vescovo di Ginevra in esilio ad Annecy. Il pellegrinaggio si è concluso ai 1400 m dei Monts Voirons, al monastero della Gloire-Dieu delle Piccole suore di Betlemme e dell’Assunzione di Maria. Ordine fondato nel 1950 che conta numerosissime giovani suore in molte parti delle Francia e anche all’estero. Delle “Petites soeurs” dei Monts Voirons (un centinaio, fra le quali anche una ticinese) ricorderemo in particolare la festosa e cordiale accoglienza e un inatteso squisito rinfresco, offertoci al termine della Messa celebrata da don Marco nel loro santuario mariano. Madre Teresa di Calcutta diceva: “Abbiamo bisogno di trovare Dio, ed Egli non può essere trovato nel rumore e nella irrequietezza. Dio è amico del silenzio. Guarda come la natura – gli alberi, i fiori, l’erba – crescono in silenzio; guarda le stelle, la luna e il sole, come si muovono in silenzio…. Abbiamo bisogno di silenzio per essere in grado di toccare le anime.”

04 – Saint-Maurice

Un tragitto panoramico ci fa ammirare la sponda francese del Lago Lemano. Alla frontiera di Saint-Gingolph entriamo in Svizzera, per poi risalire il Rodano di qualche chilometro.

Camminando, in terra arida, per i vigneti del Vallese, siamo giunti all’abbazia di Saint-Maurice, il più vecchio monastero del Nord Europa, dove oggi vive una comunità di canonici che segue la regola di sant’Agostino. La nostra preghiera si è rivolta ai martiri della Legione tebana, testimoni di attaccamento alla fede sino alla morte. Una realtà vissuta ai nostri giorni da non pochi cristiani nel mondo. Siamone consapevoli.

05 – Valsainte

Il Col des Mosses ci porta nella dolce Gruyère. Arrivati a Bulle si sale verso Charmey e da lì ci si infila nella serafica Valsainte.

Scendendo dal colle innevato della Berra, dopo il canto “Signore delle cime”, ci appare, imponente, il complesso della Valsainte, unica certosa in Svizzera ancora abitata da monaci, che vivono in cellette singole disposte tutt’attorno al perimetro: oasi di pace, di fede e di preghiera posta in alto, sopra la verdeggiante Gruyère e il mondo indaffarato del Canton Friburgo. In questa giornata facciamoci accompagnare dal pensiero di don Giussani: “Per il pellegrinaggio della vita verso il destino, la personalità umana non ha bisogno che di una cosa molto elementare: una grande semplicità di cuore, una povertà d’animo e dello spirito. La Madonna è il “tipo” di questo uomo camminatore verso il suo destino, di questo protagonista nuovo del tempo.”

06 – Hauterive

Questa la possiamo fare anche a piedi, seguendo l’itinerario inverso del pellegrinaggio del 1989. Salita sul Col della Berra, discesa su La Roche e poi via verso Friburgo.

Sostando ad Hauterive ascoltiamo la parola di don Mauro Lepori, già abate di questo monastero e ora abate generale dell’ordine dei cistercensi. Nell’omelia del 25 dicembre 2019, proferita proprio ad Hauterive, ha parlato del cammino. “Il Vangelo non è un film di estetiche inquadrature a campo totale, ma un documentario che si sofferma su ogni incontro, su ogni parola, su ogni sguardo, su ogni gesto della mano con cui il Verbo di Dio «percorre» la nostra umanità, i nostri cammini di umanità, un passo dopo l’altro, un piede dopo l’altro. Questo è importante, perché tutto ciò che i passi di Gesù percorrono diventa cammino di Salvezza. Anche noi dobbiamo contemplare i passi del Salvatore nella nostra vita, ogni traccia della sua presenza sulla terra, a volte polverosa e sporca, delle nostre esistenze. Perché è l’unico modo per scoprire che il vero miracolo che opera in noi il Salvatore del mondo è quello di trasformare la nostra vita in cammino di salvezza, un cammino in cui il Vangelo si incarna e si annuncia. Allora scopriamo che la nostra vita, apparentemente o realmente monotona e insignificante, diventa in realtà un cammino che annuncia la pace, che porta la buona notizia, che annuncia la Salvezza.”

07 – Romont

Via ancora a piedi tra i campi di colza e di grano della dolce campagna friburghese. Là in fondo, su una collina, spunta il villaggio di Romont.

Nel pellegrinaggio, in terra friborghese, a santuari e monasteri della Gruyère e della Glâne, siamo stati accolti dalle monache dell’abbazia cistercense trappista della Fille-Dieu, sita ai piedi della cittadella di Romont. La vita delle monache, ritmata dalla preghiera, ci ricorda come la stessa dovrebbe accompagnare lo scorrere delle nostre giornate, magari con semplici invocazioni.

08 – Mariastein

Con il bus costeggiamo i laghi di Neuchâtel e di Bienne, poi il colle della Pietra perforata ci porta nel Giura che attraversiamo quasi tutto, fino a giungere al Sasso di Maria.

Dopo il lungo cammino fra i ciliegi in fiori del Blauen in una calda giornata di sole, scendi per una buia gradinata all’interno della grotta del santuario di Mariastein e ti appare, fra il fumo e le luci di mille candele, come in una visione celeste, l’effigie sorridente della Madonna della Consolazione che ti conforta e ravviva la tua speranza. “Protegga il nostro popolo in cammino la tenerezza del Tuo vero amore“, come ripetiamo con il bel canto mariano di Chieffo a ogni nostro pellegrinaggio.

09 – Notre Dame des Trois Epis

A Basilea passiamo il confine francese, eccoci in Alsazia. Procediamo verso nord ubriacandoci con i vigneti e giunti a Colmar saliamo sui primi contrafforti dei Vosgi.

Il 1992 è l’anno del primo sconfinamento all’estero dei nostri pellegrinaggi, in cui per la prima volta il numero dei partecipanti ha toccato le 100 unità: meta i santuari dell’Alsazia e in particolare quello di Notre-Dame des Trois Epis (Nostra Signora delle tre Spighe), raggiunto il primo giorno dopo una piacevole camminata tra i vigneti e una ripida salita finale nel bosco. È l’unico che ricorda un’apparizione mariana in quella regione: la Madonna apparsa con in mano un mazzetto di tre spighe di grano a un fabbro nel 1491 Il santuario è affidato alla custodia dei Padri Redentoristi; verso la metà del sec. XIX vi operò anche mons. Eugenio Lachat, futuro vescovo di Basilea e, nei suoi ultimi anni, primo amministratore apostolico della neocostituita diocesi di Lugano. Il vino e il grano che incontriamo in questa giornata ci ricordano l’eucarestia, vero cibo per rifocillarci.

10 – Todtmoos

Alla frontiera con la Germania attraversiamo per il prima volta il Reno, un fiume che ritroveremo spesso, e ci infiliamo tra gli abeti della Foresta Nera.

La pioggerella insistente di quei giorni non ci ha impedito di ammirare una mezza dozzina di luoghi di culto della Foresta Nera, il primo dei quali appartenuto al vescovo di San Gallo. Ecco un pensiero sul pellegrinaggio di san Giovanni Paolo II “Recarci in spirito di preghiera da un luogo a un altro, nello spazio particolarmente segnato dall’intervento di Dio, ci aiuta non soltanto a vivere la nostra vita come un cammino, ma ci dà plasticamente l’idea di un Dio che non ci guarda dall’alto, ma si è fatto nostro compagno di viaggio. Il pellegrinaggio nei luoghi santi diventa così un’esperienza straordinariamente significativa.”

11 – Zurzach

Attraversiamo la Foresta Nera verso sud, attraversiamo Reno e confine a Coblenza ed eccoci di nuovo in Svizzera, a Bad Zurzach, rinomata località termale.

A Zurzach incontriamo santa Verena, che l’agiografia racconta soggiornò in due luoghi visitati nei nostri pellegrinaggi: Soletta, dove abbiamo pregato nel suo eremo, e Saint-Maurice. Visse realizzando l’ideale cristiano delle virtù e dell’amore per il prossimo, dando da mangiare ai poveri e curando i lebbrosi.
La sua tomba a Zurzach è diventata centro di culto, ed è la testimonianza dei primi passi del cristianesimo in Svizzera; il monastero, eretto nel decimo secolo sulla sua tomba, divenne meta di numerosi pellegrinaggi.
Verena è una delle sante più venerate in Svizzera: specialmente nelle regioni di lingua tedesca molti sono gli altari, le cappelle e le chiese a lei dedicate. Nell’arte è rappresentata con un pettine in una mano e nell’altra una brocca, simboli della sua cura per i meno fortunati, lei che seppe incarnare così bene la virtù teologale della Carità. Ci vengono allora alla mente le parole di san paolo nella lettera ai Corinzi: “Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità!

12 – Fahr

In pochi chilometri raggiungiamo il “Castello d’acqua della Svizzera”, dove Reuss e Limmat si gettano nell’Aar. Poi risaliamo la Limmat fino a Fahr

A Fahr, exclave argoviese nel Canton Zurigo, c’è un convento di suore benedettine fondato nel 1130; qui ancora oggi le monache pregano, lavorano la terra e realizzano i paramenti per le celebrazioni liturgiche. “Ora et labora” è il motto che sintetizza la tradizione benedettina: la preghiera e il lavoro, l’anima e il corpo, la meditazione e la fatica. Così si legge nel prologo della Regola di san Benedetto: “Ecco che nella sua paterna bontà il Signore ci indica la via della vita. Cingiamoci dunque con la fede e con la pratica delle buone opere e, guidati dal Vangelo, camminiamo per le sue vie, per divenire degni di vedere Colui che ci chiamò al Suo regno.”